sabato 13 febbraio 2010

La rissa politica, nostro pane quotidiano


Lo dico a La Sicilia pubblicato 13.02.2010

Non so quello che succede nelle altre nazioni, ma a ben vedere il rapporto che c’è in Italia tra governo e opposizione è lotta continua, a prescindere di chi di volta in volta governa. E’ pienamente legittimo che chi sta all’opposizione eserciti un potere di controllo e di critica sull’operato del governo, ma quando questi limiti travalicano l’ordinaria e/o la straordinaria amministrazione, riguardando pure il fatuo, il superfluo, l’occasionale e qualunque dichiarazione scritta o verbale proveniente da parte avversa si sconfina nel campo del pregiudizio. I telegiornali sono giornalmente pieni di dichiarazioni e controdichiarazioni, talvolta anche su argomenti che rasentano il ridicolo. Persino sui numeri (statistiche) che dovrebbero essere una scienza esatta, i politici hanno il dono di trasformarli in una partita di bowling. Si spazia dalle condizioni meteorologiche all’appetito degli Italiani, per passare dall’orario dei treni fino ad arrivare alle fermate dei bus. E’ tutto un dire e un contraddire, una dichiarazione e una controdichiarazione secondo la logica delle comari che ad un epiteto rispondono con un altro epiteto, fino ad arrivare alla rissa o quasi. In questa guerra guerreggiata i dibattiti televisivi nulla hanno della civiltà dialettica che deve essere propria di chi ci amministra, ma sono infarciti d’accuse, di parole improprie al limite dell’ingiuria, un linguaggio da osteria ( si ascolta per esempio un politico che accusa per ben tre volte il suo interlocutore di dire “minchiate”), un’animosità esasperata che seppellisce la logica delle argomentazioni, inalando nel teleutente un senso di nausea. Purtroppo queste rappresentazioni da avanspettacolo coincidono quasi sempre con il pranzo e/o la cena degli italiani e il voltastomaco si mescola alle pietanze come condimento. Tra un telegiornale satirico e un dibattito televisivo non c’è alcuna differenza. I politici non sono i rappresentati del popolo, ma vestono i panni dei giullari con l’impronta caricaturale che li contraddistingue.

Saro Pafumi

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