Scrive il Prof. A.Campisi a proposito del Romanzo d’amore,ambientato in
Afghanistan “ I bulbul innamorati”di Saro Pafumi:
Nel XXI
secolo, nell’era del modernismo, della comunicazione digitale, dell’evoluzione,
del progresso tecnologico, esistono ancora dei paesi dove il male avanza e
l’umanità scompare, dissimulandosi nei tchadri grigliati delle donne, tutte
identiche fra di loro, impenetrabili, disumanizzate e l’odio degli uomini che
non sanno loro stessi di odiare chi li ha generati. Eppure i bulbul, stupendi
uccelli originari dell’Asia centrale, riescono ad unirsi, perché il loro amore
è talmente forte che nessuno può riuscire a separarli, e la separazione è
difficile, soprattutto per gli adulti che si amano. Un amore torturato quello
dei nostri personaggi Issam e Fawzyia, e già dalle prime pagine del libro si
capisce subito che si tratta di una storia difficile, dove però gli occhi di
Issam non hanno altra aspirazione se non quella della stupefazione davanti alla
bellezza femminile di Fawzyia, donna determinata ma rispettosa degli usi e
delle tradizioni afghane. Un libro magnificamente scritto, un testo denso,
avvincente...il lettore soffre a fianco dei personaggi aspettando che la
tempesta passi e ritorni la quiete. Un romanzo
di grande bellezza stilistica e di contenuto. Ne traspare anche una
conoscenza e passione del mondo arabo e dell'Afghanistan.Certi dialoghi sono didattici,
e permettono di comprendere meglio la vera società afghana, lontano dai clichés
che ci vengono veicolati dai mass-media occidentali.
La descrizione dei territori è precisa, la comprensione delle diverse culture è lungimirante. L’analisi di tutti i personaggi presenti nel racconto è dettagliata, fine, ambivalente e psicologica, il testo è ritmato dai richiami alla preghiera e dalle espressioni che anticipano i rituali religiosi, ma anche di rispetto dei più giovani verso i più anziani. La stessa storia sofferta dell’Afghanistan e incarnata dalle eroine del romanzo dovrebbe far riflettere il lettore sul perché l’occidente diventa il nemico giurato dell’oriente che non nasce di certo barbaro, ma diventa barbaro perché depauperato delle sue risorse economiche e imprigionato dai valori occidentali che noi per primi consideriamo come i soli ed unici veri valori. Un adagio francese potrebbe riassumere la situazione in questo modo :« Nul n’est prophète en son pays, et personne n’est maître chezlesautres », ovvero nessuno può prevedere ciò’ che accadrà nel proprio paese, e nessuno è padrone in casa d’altri.
Prof. Alfonso CAMPISI
Professeur des
universités en philologie romane et italienne.
Université de la
Manouba- Tunisia
Président AISLLI pour
l'Afrique
Directeur
"ChaireSicile pour le dialogue
de cultures et de
civilisations"
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