Enzo Trantino. Recensione del Romanzo “I bulbul innamorati” di Saro
Pafumi
Il
pretesto me lo offre SARO PAFUMIl e suo ultimo libro (“1 bulbul innamorati”,
pubblicato con i caratteri del Gruppo Editoriale 5.P.D.).
La calamita è presente già nella misteriosa
copertina, impastata coi colori dell’Etna: nero-lava. Sono le quattro del
mattino, non soffro d'insonnia, ma il coinvolgimento tra storia, ambiente, è
personaggi mi vuole creditore con l’Autore di qualche ora di sonno.
Come tanti ho letto molto, forse troppo, ma non
aveva mai vissuto l'esperienza emotiva di assistere alla descrizione della
intimità tra due giovani, costituente coppia di innamorati, alla scoperta dei
corpi reciproci, tenera r ardente.
La fisicità è solo occasione. Poi è incandescenza
carezzata.
Non una volgarità, un ammiccamento, una maliziosa
reticenza: un racconto scritto sulla seta, un arazzo sobrio e pur lucente. Un
diario intenso e breve di amore assoluto.
Il film si svolge in Afghanistan, in provincia di
Farah: una storia che esige per non perdere albe, tramonti, caratteri, il
controllo di chi legge, che, però viene premiato in ragione del coinvolgimento:
non c’e tregua per i ritmi “ dai richiami alla preghiera”,come anticipa nella
bella prefazione,Alfonso Campisi.-
Non è la sede per una recensione: ma quando ci si
deve liberare di un debito estetico, come si fa? Ognuno legga, se vuole.
Esclusa è l'indifferenza al testo; lascia segni, graffia se non trattato con
rispetto amorevole.
È giusto però ricordare una foto di gruppo.
1a Sicilia" ha una pagina giornaliera dedicata
alle lettere di cittadini vestiti di senso civico (“Lo dico alla
Sicilia"). Soggetti vari di diversa estrazione culturale, e, tra costoro
un gruppo di firme abituali. Tranne qualche eccesso di spazio, è uno specchio
qualitativo: tanta informazione, animata da passione autentica per la piccola patria
dove si vive. È bello sapere che vi sono sentinelle in servizio permanente.
PAFUMI è della famiglia.
E così si ritorna all'ordine aristotelico, quello
dei cerchi concentrici.
Dato che l'ingegno non rispetta i perimetri del- la
perentorietà geografica, siamo partiti da Linguaglossa per fermarci al
capoluogo, dal paese alla città, la nostra, che si onora di rappresentarlo.
Anche se con tante disfunzioni aggrovigliate,
Attendendo giorni migliori, osiamo ricordare che
nella nostra storia c'è un “oltre”, che arditamente ci porta alla fiducia. E se
all’“oltre” si col- lega l'‘altrove”a speranza è salva.
Se, infine, è vero che gli ottimisti sono i
pessimisti che non si erano informati, lasciatemi l'illusione di giorni
migliori. La pazienza (siate atei o credenti) non è difetto né peccato, quando
è attesa di chi ritarda senza colpa.
ENZO (enzo.trantino@virgilio.it)
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