lunedì 17 marzo 2025

Per amare l'Etna,bisogna conoscerla

 

Per amare l’Etna, bisogna conoscerla.

 

Quando vi giungi dal bivio per Monte Pomiciaro, percorrendo, tra castagneti e pometi, la provinciale che da Zafferana conduce a Nicolosi, hai l’impressione di avere sprecato il viaggio.

Dal piazzale che si apre sulla valle, una folta vegetazione di faggi impedisce di scorgere, come benda agli occhi, lo scenario che mai immagini. Dribbla,senza indignarti,per non turbare l’approccio con la natura, i rifiuti lasciati lì dall’insipienza umana e facendoti spazio, tra contorti rami di faggio, raggiungi  una zona scoscesa, che si apre sull’immenso: è Val Calanna. Un tempo rigogliosa gola profonda di verdi pascoli, di lievi e pure acque, oggi perennemente sepolta dall’ira del vulcano.Volgi lo sguardo in quella che fu una valle, dove la lava si è tuffata, rubandole persino il nome. T’interroghi, stupito, cosa rappresenti quello che si distende sotto i tuoi piedi: se una cascata di nero basalto, scolpita da una divinità; se un’onda gigantesca mummificata; se la tomba d’impareggiabile flora sepolta; se “voglia”di nuova vita, gli sparsi cespugli di timida vegetazione, che spuntano tra onde di lava contorta; se il resto di una valle in gramaglie, che piange la sua creatura morta;  se il sogno infranto di una lingua di fuoco che voleva tuffarsi in mare. Forse solo lo specchio della tua anima, perché in quel nero mare immobile di lava, vi scorgi quello che l’animo  ti suggerisce. Un “tesoro visivo”, quel che resta della Val Calanna,che pochi conoscono,perché estraneo al circuito turistico,che ogni giorno invade l’Etna. Un palcoscenico dove non ci sono attori che recitano, ma sensazioni che si colgono. Siti che vanno conosciuti e proposti ai turisti, perché l’Etna si ama, se si conosce. Pubblicata oggi 17.03.2025 su La Sicilia

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