Il mio augurio alle donne, il giorno dell’otto marzo.
Ogni anno in occasione dell’otto
marzo ci ricordiamo della donna e con la retorica che ci contraddistingue
maciniamo frasi e immagini per esaltarla. Non c’è personaggio pubblico o
privato, di rango o sconosciuto che non dica la sua sul mondo femminile,
erigendosi a paladino. Trascorso l’otto marzo si ripiomba nella quotidianità e
la donna, per fortuna, continua ad essere quella di sempre: una creatura che
riempie il mondo con la sua presenza, rivestendo i ruoli più difficili e
delicati della società: mamma, moglie,casalinga, lavoratrice. Ruoli che non si
alternano, ma si sommano, come non avviene per il restante genere umano.
Di recente il ruolo della
donna è apparso offeso da ruoli che non si addicono, a cominciare da certe
immagini che la stampa quotidiana o certi cartelloni pubblicitari ci forniscono
dove “il corpo” appare uno strumento più che una parte dell’essere.
Si grida allo sconcerto,
per esempio, se un cartellone pubblicitario reclamizza un indumento femminile
mettendo in evidenza “la parte” che lo indossa.
Lo sconcerto in questo caso
non scaturisce dall’immagine, che, in molti casi, è arte, ma dal pensiero che
si associa all’immagine. Ne consegue che sconcio è l’effetto, non la causa.
Purtroppo, il genere umano è ossessionato dal sesso, che lo percepisce come
peccato, ma, paradossalmente, lo vive come esigenza. La donna, che di questa
visione distorta del sesso n’è vittima, paga il costo del peccato, perché considerata
causa di esso.
La donna non ha bisogno
dell’otto marzo, ma di avere consapevolezza del proprio ruolo. Una rivoluzione
culturale che la donna deve esercitare su di sé, consapevole che la differenza
sostanziale tra individui non è rappresenta dal sesso, ma
dall’intelligenza,dalla forza, dalla personalità che quand’è la donna a
possederle non c’è ostacolo che possa fermarla.
La strada per raggiungere
l’agognata parità è l’unione delle donne, una “lega” coniugata al femminile
che, nell’ambito delle proprie ideologie politiche, eserciti il suo potere sul
genere maschile, costringendolo o ricattandolo a riconoscere ciò che la natura
ha in modo egualitario elargito a tutti gli esseri umani. Senza questa
“unione”la strada per raggiungere la parità è irta d’ostacoli, perché il
maschio ha una visione atavica distorta della propria condizione.