Chi offende l’ambiente calpesta la propria dignità, mi verrebbe da dire. Una riflessione che nasce spontanea vedendo gli atti di vandalismo nei parcheggi di Piano Provenza- Etna Nord. Una dopo l’altra sono state rimosse e trafugate molte delle lastre di pietra lavica che facevano da copertura ai muretti in pietra che delimitano le aree di sosta a Monte Conca. Una visione desolante, come desolante dev’essere lo spirito di chi compie simili azioni. Una devastazione imputabile all’egoismo umano favorito in gran parte dalla scarsa maestria della posa in opera, perché le lastre laviche più che incollate, con idonea malta cementizia, sembrano quasi adagiate sui muretti, consentendo in tal modo un facile disimpegno delle stesse. Se a ciò si aggiunge l’inesistenza di un serio piano di controllo del territorio, che sembra essere abbandonato a se stesso, lo scempio è la conseguenza. A poche centinaia di metri, vicino alla stazione di partenza della seggiovia, la situazione non appare più rosea, perché già si avvertono gli indizi del suo degrado. I bolognini che rivestono i muretti di delimitazione dei parcheggi sono in gran parte scollati e riversi a terra, in parte manchevoli. Segno di un contagio devastatore che col tempo colpirà l’intera area appena rimessa a nuovo. Se queste sono le premesse di una ricostruzione che tarda a venire, significa che a lavori ultimati si dovrà ricominciare d’accapo. Del resto il fenomeno non è nuovo, perché quando le opere non sono ultimate e consegnate nei tempi previsti, inizia l’opera di sistematico smantellamento dell’esistente, basta dare uno sguardo al Villaggio Mareneve. Forse sarebbe il caso di finanziare pure la custodia dell’opera incompiuta, perché la sua ricostruzione supera abbondantemente i costi della custodia stessa.
Pubblicato su La Sicilia il 14.04.2011
Saro Pafumi
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