Quanto pensate che ci voglia perché l’anima del defunto raggiunga l’Aldilà? Non credo si possa calcolare il tempo secondo i parametri terrestri. Diciamo, pressappoco, che l’anima raggiunge l’Aldilà in tempo reale, ossia con l’esalazione dell’ultimo respiro. Sapete, invece, quanto impiega a Linguaglossa il feretro per raggiungere il cimitero? Un’eternità! Questa l’impressione di chi, suo malgrado, è costretto a stare incolonnato dietro il corteo, perché dall’uscita dalla Chiesa al posto dell’ultima dimora si percorre il tragitto a passo d’uomo, come se il defunto, pace all’anima sua, soffrisse del mal d’auto. Conseguenza di questa obsoleta consuetudine, che resiste imperterrita, è che appresso al carro funebre si forma una fila interminabile d’auto che col funerale non centra nulla. S'era pensato di regolamentare “il trasloco” in altro modo, ossia con l’Addio del “dipartito” sul sagrato della Chiesa, ma poi tra una proposta e l’altra s’è smarrito il buon senso e così la colonna delle auto anziché diminuire cresce a vista d’occhio, perché durante il tragitto non ci sono alternative o vie di fuga. Immaginate se si praticasse la stessa prassi n una grande città, dove il cimitero distanza dal centro non meno di una decina di km. Un cambiamento sarebbe approntato in quattro e quattr’otto, altrimenti, per le proteste, i morti d’accompagnare al cimitero sarebbero molti di più. Perché in un piccolo centro il problema non sì può risolvere? Forse manca il coraggio o il buon senso. Certamente non manca l’assuefazione a determinati comportamenti sociali che il tempo e la mentalità hanno cristallizzato come se un loro cambiamento fosse un sacrilegio scellerato.
Pubblicato su La Sicilia il 18.04.2011
Saro Pafumi
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