lunedì 11 aprile 2011

Un problema cambiare dollari in banca

"Aiu a ciuncari ora, uritta” se in futuro dovrò accettare dollari in pagamento. Ricorro, di proposito, a questa formula di giuramento che si pronunziava da ragazzi, perché mi pare che il mondo stia regredendo. Pur di rimediare quanto dovutomi da un Tizio, non ho disdegnato di ricevere 20 dollari come pagamento che mi ripromettevo di cambiare in banca o almeno questa era la mia speranza. L’addetto allo sportello mi ha proposto due soluzioni: aprire un libretto di risparmio dove versare in euro l’equivalente del cambio o accontentarmi di 15 euro che, detratte le commissioni di cambio, si sarebbero ridotte ad otto euro circa. Prendere o lasciare. Naturalmente a fronte di tanta “disinteressata generosità” ho preferito conservare in tasca i 20 dollari che mi riservo di spendere se e quando andrò in vacanza negli Stati Uniti. L’episodio che a priva vista può sembrare insignificante induce a fare una riflessione. Oggi, entrare in banca è come camminare per certi quartieri a rischio, dove può accadere di tutto, anche di lasciarci la pelle, com’è accaduto, se malauguratamente capita di trovarsi in mezzo al fuoco incrociato di malavitosi o, se si è fortunati, di fare riorno a casa, ma senza portafogli. Da certe brutte situazioni, con una buona dose di fortuna e molto buon senso ci si può guardare, ma come si fa a difendersi dalla società che si definisce civile?
Pubblicato su La Sicilia il 12.04.2011 Saro Pafumi

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