venerdì 22 aprile 2011

Mafia e mafiosità

Se la mafiosità fosse rintracciabile nel DNA, io credo che noi siciliani, chi più, chi meno, ne conterremmo una certa percentuale. E se anche non fosse rintracciabile nel DNA, certamente ne avremmo pieni i polmoni, tanta è intrisa l’aria che respiriamo. Ogni nostra azione, in questa terra, è ispirata alla mafiosità, sia essa intesa come soggetto di ricatto e/o sopraffazione (mafia) o più semplicemente, per usare un termine giuridico, come “collaborazione esterna” (mafiosità). Se mi rubano l’auto, invece di denunziare il reato alle forze dell’ordine, mi rivolgo “all’amico” che “con garbo e disinteresse” mi suggerisce il luogo dove trovarla abbandonata. Se voglio aprire un negozio, devo preliminarmente chiedermi se la mia iniziativa, per caso, “non pesti i piedi” a qualcuno. Se vinco una gara pubblica, corro il rischio di sentirmi dire, con tono risoluto: “Forse è meglio che rinunzi”. Se subisco un torto, l’amico di turno mi consiglia di rivolgermi ‘o zu Turi” che saprà prendere le mie difese. Se non voglio che la mia auto sia incendiata, “l’organizzazione” mi garantirà. Se ho una controversia con taluno, “mpari Miciu” saprà metterci d’accordo. Se ho bisogno di una testimonianza “La compagnia, il prezzo è giusto” mi fornirà la persona adatta. Se desidero approvata una pratica o un progetto devo pagare la parcella al professionista che m’indicherà “la percentuale” da gratificare. E’ persino accaduto ad un mio amico che voleva far celebrare, in un paesino dell’interno, una messa in suffragio dei propri defunti sentirsi dire che se voleva conoscere l’altare dal quale era celebrata la Messa “all’obolo“ andavano aggiunte mille delle vecchie lire. E si potrebbe continuare all’infinito, come infinite sono le azioni quotidiane in cui “la mafiosità” fa la sua comparsa. Certamente c’è poi la mafia quella con la “M” maiuscola, alla quale per farne parte occorre frequentare “l’università”, ma in fondo non è poi tanta differente da quella di cui stiamo parlando, che si alimenta dalla prima. In questo nostro strano paese è difficile distinguere la differenza tra diritti e doveri, anzi in taluni casi c’è un rovesciamento di questi valori: il diritto diventa il dovere di fare o dare qualcosa a qualcuno e il dovere diventa il diritto di ricevere qualcosa da qualcuno. Se non è “mafiosità” questa, cos’altro potrà esserlo? E’ tale e tanta la nostra assuefazione a questo stile di vita o modo di pensare e d’agire che per ogni azione umana siamo sempre alla ricerca del “canale giusto’, che non è la legalità, ma qualcosa che le somiglia. In fondo, tra legalità e illegalità la differenza sta nel prefisso, ma in compenso la seconda (illegalità) ci risparmia un sacco di grattacapi. Vi pare poco in quest’epoca in cui il tempo è denaro e la Giustizia non ha più la bilancia in mano e ha la testa girata dall’altra parte?
Pubblicata su La Sicilia il 23.04.2011 Saro Pafumi

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