La solidarietà intesa come condivisione delle necessità altrui, in quest’epoca di migrazioni forzate, è un sentimento attuale che spinge le nazioni, in particolare l’Italia, ad aprire le frontiere per l’accoglimento di questi disperati. Un sentimento nobile che deve essere coltivato dagli Stati, ma sostenuto anche da noi cittadini. Per realizzare la solidarietà c’è bisogno, però, che chi la mette in atto deve trovarsi nelle condizioni economiche e di spirito di porla in essere, perché tale sentimento finisce con il coinvolgere economicamente il soggetto attivo. In Italia la crisi in atto non ci permette d’essere solidali e generosi oltre misura, ma nello stesso tempo le contingenze temporali, aggiunte alla nostra posizione geografica, non ci consentono di tirarci indietro.
Quel che suscita stupore è, però, la motivazione con la quale L’Unione Europea suggerisce di accogliere queste schiere di disperati: “ Una Nazione di 60 milioni d’abitanti ben può tollerare l’arrivo di qualche migliaio d’emigranti”.
Tale considerazione mi fa venire in mente un’antica espressione popolare: “ Unni mangiunu quattro, mangiunu cincu ”. Mio nonno nel commentare questo modo di pensare, aggiungeva saggiamente: “Vorrei tanto conoscere chi ha coniato quest’espressione, in modo da trasferire, uno alla volta, la mia famiglia presso l’abitazione di questo grande, illuminato benefattore”.
Pubblicato su La Sicilia il 24.02.2011
Saro Pafumi
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