Quanto sta accadendo in Libia procura a molti moralisti il mal di pancia. Si condanna il massacro di cittadini in rivolta e si accusa il governo e con esso il solito Berlusconi di aver intrattenuto relazioni più che cordiali con Gheddafi che si sta scoprendo essere un feroce dittatore. Come al solito si fa la solita confusione tra “ragion di Stato” e “ragion del cuore”. A chi non fa comodo il petrolio libico, investire miliardi di dollari sul quel territorio, esportare colà tecnologie e materie prime, raggiungere accordi di cooperazione per frenare l’immigrazione di clandestini. Se tutto ciò fosse proseguito in pace e cooperazione nessuno si sarebbe meravigliato. Oggi invece si grida allo scandalo per i rapporti intrattenuti con la Libia.
Coerenza impone che le stesse considerazione andrebbero fatte per la Cina ed in genere per tutti quei paesi stranieri a vocazione non propriamente democratica con i quali intratteniamo rapporti commerciali. Se questo metodo di valutazione dovesse trovare pratica applicazione non so con quale Nazione si potrebbe cooperare a cominciare dagli Stati Uniti che in medio oriente si stanno comportando peggio di Gheddafi, a men che non si dica che i morti non sono tutti uguali.
Di porcherie è pieno il mondo, basti pensare alle industrie belliche, alla coltivazione della droga, alle vendite di sigarette, alla corruzione dilagante ed endemica agli Stati stessi. Ecco, se indignazione deve esserci che sia preventiva e purificatrice, non partigiana o interessata, né bigotta o viscerale. I rapporti commerciali, purtroppo esulano da tutte queste considerazioni, perché come dicevano i Romani : pecunia non olet.
La stessa Chiesa non è immune da questa contaminazione. E allora ? Condanniamo pure
questi genocidi, ma soprattutto quando avvengono, facciamo in modo che si arrestino, ma per carità non ergiamoci a censori, perché la nostra storia è piena di questi nefasti episodi e di “Gheddafi “ è pieno il mondo.
Pubblicato su La Sicilia il 26/02/2011
Saro Pafumi
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