sabato 5 febbraio 2011
ADDIO AD UNA SECOLARE QUERCIA
ADDIO AD UNA SECOLARE QUERCIA
Tu che da sempre, a Linguaglossa, secolare tuo compagno il convento dei Cappuccini, spiegavi al vento le tue verdi chiome, o quercia,
ci hai lasciato.
Per età, per stanchezza, forse per delusione hai mutato il tuo letargo invernale in sonno eterno, come si addice ad un comune mortale e hai preso commiato senza regalarci il piacevole frastuono del tuo ultimo stormire.
Non eri un albero come tanti, non ti nutrivi dell’umile humus che tocca ai tuoi simili per vivere.
Il tuo alimento erano le lamentose litanie che, alla tua ombra, gli uomini, da tempo immemorabile, ti raccontavano: un rosario fatto con grani d’ansie, di pensieri, di sogni, di sospiri, che, tu, in silenzio ascoltando, lenivi con generosa frescura.
Ci hai lasciato.
Tu che eri un monumento all’eternità, una sfida al tempo,
tu che sembravi immortale non hai più quell’alito di vita che, dopo il riposo dell’inverno, si rigenerava a primavera: un appuntamento d’amore che regalavi ai tanti umani compagni che ti hanno preceduto nella sorte.
Ci hai lasciato.
Ecco perché vorrei che nessuno toccasse la tua maestosità appassita,
che nessuno dubitasse che, anche nella secchezza della morte, la tua muta presenza ci accompagnerà.
Il tempo non cancellerà facilmente le tue vigorose forme.
Ora che non sei più, la natura ti ha trasformato in monumento, una sorte che a comuni mortali non tocca.
E gli uomini, in questa tua triste metamorfosi, continueranno a tenerti compagnia.
Non ti chiederanno di donargli l’amica ombra che non puoi, t’imploreranno perché continui ad ascoltare le loro ansie, a sentire le loro preghiere.
Regalaci la speranza che la tua presenza, immobile, pur sempre altera, si trasformi nell’illusione di accompagnarti a noi.
Così com’ eri e resterai: non una quercia, ma una compagna di vita, anche dopo la tua morte.
Saro Pafumi
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