Linguaglossa come i suoi abitanti ha due facce. Puoi amarla o odiarla, apprezzarla o criticarla, esaltarla o demolirla.- Chi vi è nato o l’ha scelta non conosce mezze vie.
Per chi l’ama, Linguaglossa è un paese collinare, non popoloso, dove l’aria è mite. Il traffico automobilistico, con le dovute eccezioni, è relativamente scorrevole, i parcheggi agevoli, se persino nelle zone vietate è consentito sostare; i vigili che altrove sono “vigili”, qui sono “ list of ghosts”; l’equidistanza dal mare e dalla montagna ( appena 11 km) fa del luogo una residenza piacevole, sia d’estate, sia d’inverno, la vita scorre bucolicamente serena, con le mucche alle porte del paese, come in Svizzera. Il verde è abbondante con la fragranza dei suoi profumi; nella stagione fredda, alle otto di sera, il paese s’addormenta: unica, muta presenza nelle strade deserte i lampioni accesi, sentinelle vigili di una vita assopita. Il paese, per la proverbiale mitezza dei suoi abitanti, non conosce particolari episodi di violenza, una caratteristica che da sola è come avere, a briscola, l’asso in mano. La vita trascorre senza particolari tumulti o frastuoni, ad eccezione del monotono tic-tac del pendolo che scandisce l’inesorabile scorrere del tempo. Che vuoi altro dalla vita? Recita un noto spot pubblicitario o chi ha scelto il paese come stazione di partenza per i Campi Elisi.
Perché scegliere Linguaglossa, metterci le radici e restarci? Punto di domanda di molti altri. Il paese è appena un fazzoletto di terra racchiuso in una camicia di forza: la Sovrintendenza da una parte, il Parco dell’Etna dall’altro. La presenza all’interno del territorio d’aree boschive, pozzi idrici, vincoli idrogeologici, zona di rispetto cimiteriale, esosi oneri di costruzione ed urbanizzazione, sanciscono, di fatto, la totale inedificabilità sull’intero territorio. La costruzione di una cuccia per il cane può essere considerata violazione delle leggi urbanistiche. In questo persistente ristagno economico gli sbocchi occupazionali sono un miraggio, chi possiede un terreno edificabile è costretto a pagare l’Ici per un’area che non trova investitori, la montagna, speranza atavica, langue immersa in un sonno profondo La burocrazia, un ectoplasmo impiegatizio e cartaceo alimenta solo se stessa, spostando montagne di carte come foglie al vento, tagliando le mani di chi, con coraggio o incoscienza vuole cimentarsi in iniziative. Chi in passato, sperando nel risveglio del paese, ha aperto alberghi, ristoranti, b&b, agriturismi, pensioni, pizzerie, si ritrova sull’uscio del proprio esercizio col grembiule annodato ai fianchi, nell’attesa del turista che non arriva.
Se mai dovessi fotografare questo paese, dal volto di Giano, disegnerei un vecchio e un giovane sotto il cartello stradale che indica il paese: il primo con accanto, poggiata a terra la valigia, il secondo con la sua in mano. Lascerei che fossero i cittadini a scoprire il significato allegorico e domandarsi o affermare: Linguaglossa, perché sceglierla!?
Saro Pafumi
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