La Sicilia del 20/03 in prima pagina riporta la notizia che ad un superburocrate è stata liquidata una pensione giornaliera di 1369 euro. Ho letto l’articolo tutto d’un fiato, per sapere se nel titolo era contenuto un errore o la realtà era quella scritta a carattere cubitale. La pensione era vera. Ultimata la lettura, ho trattenuto il giornale tra le mani soffermandomi a fissare l’immagine del fortunato superburocrate, studiandone i connotati: capelli, fronte, occhi. naso, labbra, orecchie, mento nel tentativo di scoprire un lato di essi che non fosse comune agli altri mortali a me noti. Ogni cosa era a suo posto.
La differenza con gli altri suoi e miei simili, ho pensato, dovrà cercarsi, forse, nel suo nome, Felice, presagio di future fortune. Quanti gli uomini di nome Felice che non condividono la stessa fortuna, dicevo tra di me. Forse che la chiave di tanto successo dovrà, allora, cercarsi nella particolare scatola cranica di questo superburocrate dove un groviglio di speciali filamenti hanno fatto di lui un manager di primo livello nell’Agenzia regionale dei Rifiuti? Quelle montagne di spazzatura, per intenderci, presenti dappertutto che quotidianamente appestano terra. mare e cielo. Solo in questo putrido letamaio poteva trovarsi un siffatto primato da guinness, Un letamaio dove assieme agli avanzi del nostro sfrenato consumismo abbiamo sepolto la nostra coscienza. Un letamaio dove è impossibile separare dignità, decoro, coscienza, immondizia, letame, vergogna, morale, legge e fetore,
Pubblicato su La Sicilia il 20/03/2010 Saro Pafumi
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