LO dico a La Sicilia pubblicata
oggim 13.01.2025
Vita di paese.
La vita è dramma, tragedia, solitudine, lavoro quasi mai
spensieratezza. Solo chi ha la fortuna di contare tante lune da impregnare i
capelli del suo colore può dire di avere vissuto. Non importa come. È dal
momento in cui s‘inizia a contare quel che rimane della vita, che il tempo
svela il suo valore, non scandito dal prezziario delle ore. Con i remi in barca
e l’acqua cheta, è l’ora in cui si può godere il beccheggio della vita o quello
che di essa resta. Nei piccoli centri urbani dove il tempo è sensuale, come lo
sciabordio del mare sulla battigia, il beccheggio diventa bivacco. Un modo di
vivere per rubare al tempo la sua anima. Ogni comunità ha il suo luogo
preferito: la scalinata della Chiesa dell’Annunziata, a Linguaglossa, con
l’ombra amica del campanile accanto, dove il bisbiglio casareccio diventa
l’Orecchio di Dionisio che trasmette in tutto il paese voci, ipotesi, sospetti,
mormorii. Su quella scalinata si sono alternati personaggi d’ogni genere. Un
tempo era il posto riservato agli emarginati, agli squattrinati, agli uomini
con le scarpe chiodate, che si tenevano ben distinti dai nobili seduti al bar,
quasi a configurare, con la chiesa alle spalle, la divisione dei ceti: clero,
nobiltà e terzo Stato. Oggi che la ruota
della storia gira al contrario, la scalinata è vissuta alla’ bohemienne’, con
disinvolta sciatteria, dove ciascuno proietta sugli altri il pensiero del
momento e il nome del passante, con la sua storia, come un abito su misura,
rimbalza di bocca in bocca, come la pallina di un ping-pong, perché, come
insegna O. Wild, “per conoscere se stessi,bisogna sapere tutto degli altri”.
Nella pigrizia di quei momenti il tempo restituisce ciò che ha rubato in
giovinezza: la spensieratezza. Solo nei piccoli centri è possibile gustare
questa realtà tra sogno e magia, tra ammiccamenti e parole non dette, pacche
sulle spalle, strette di mano e arrivederci, quando non diventano addii.
Talvolta è triste non rivedere l’amico che il giorno prima si sedeva accanto.
Solo poche parole sull’amico scomparso, non per scarsa generosità, ma perché
dei vicini (la morte) non si deve parlar male. Meglio il silenzio su quella
scalinata ora che il campanile scandisce l’Ave Maria,e l’incontro tra amici diventa
concedo, per ritrovarsi uniti il giorno dopo, se Dio vorrà, là, in quello
stesso bivacco, un inconscio ritorno nel ventre materno. Saro Pafumi
Linguaglossa 3299445290 Grazie