lunedì 11 novembre 2024

L'Isola del sole

 

L’isola del sole

Viver m’è lieto

ove gli uccelli

la danza accompagnano

al canto,

la zagara

è madre di mille odori,

la terra

ubriaca di colori.

 

Vivere m’è lieto

ove la nebbia

m’accarezza

e muore,

 gli alberi

si vestono

di fiori.

Eolo a cullar

da mane a sera.

le ondeggianti spighe d’oro.

 

Vivere m’è lieto

ove il ficodindia

nasce tra pietre e ginestre

e mai muore,

il mare

una culla d’amore,

il tempo né affanno, né dolore.

Da “ Le brevi” di Saro Pafumi

domenica 27 ottobre 2024

" A vanedda o mutu" , oggi Corso Matteotti. Linguaglossa

 

“A vanedda o mutu”, Oggi Corso Matteotti..Linguaglossa.

Così chiamata per la sua forma lunga e stretta,a imbuto, in quanto vi convergono  tre strade : quella proveniente da Fornazzo; quella proveniente da Linguaglossa e  quella proveniente dalla strada San Giuseppe, per sfociare, poi, sulla SS.120 dirimpetto alla la macelleria di R.Cannavò.

 Questa la mia interpretazione, L’ultima parola lasciamola a Tonino Cavallo, ‘principe’ in questi argomenti.

sabato 26 ottobre 2024

Leggo e ringrazio G.Cappuccino

 

Leggo  su ‘Lo dico a la Sicilia’ del 23.10.2024 e ringrazio di cuore il ‘notista’ Giacomo Cappuccino, per come definisce la mia presenza sulla Rubrica medesima.” “Pafumi campione di questa rubrica” Se si dovesse scegliere un campione portabandiera tra quanti scrivono solitamente a  ‘Lo dico a la Sicilia’ per me non si potrebbe che scegliere Saro Pafumi, in quanto lo stesso possiede rare doti nello scrivere lettere, ora implacabili nel descrivere realtà inerenti la società che viviamo,ora affascinanti per quanto riguarda gli argomenti che tratta. In entrambi i casi,alla fine della lettera gli scritti di che trattasi,mi sento più leggero e sto benissimo. Complimenti. Giacomo Cappuccino

sabato 19 ottobre 2024

La TV spenta e il rumore dei pensieri.

  

La TV spenta e il rumore dei pensieri.

Il temporale che si è abbattuto in questi giorni sul nostro versante ha reso muta e cieca la televisione. Una condizione insolita. Una compagna di vita, osservo, che ha scelto il riposo. In casa il silenzio rientra, non richiesto, dalla porta di servizio, in punta di piedi, lui, che, da quando lo schermo piatto è diventato il re della casa, ha fatto i bagagli, avendo esaurito il suo salutare servizio. Ti accorgi della sua presenza, ora, che, felpato, si aggira per casa. Un ospite gradito che ti fa riscoprire le bellezze del passato: il rumore del respiro, il brontolio dello stomaco, il fruscio dell’ombra che ti trascini appresso, persino il bisbiglio dei pensieri, che timidi si affacciano alla mente. Senti che i tuoi pensieri ora camminano da soli, senza essere trasportati del tubo catodico che li accompagna dove lui vuole condurli. Nel silenzio che avvolge la camera, finalmente puoi parlare a te stesso, senza il frastuono di altre voci. Un dialogo, lungo, meditato in cui i pensieri scorrono lievi, genuini, freschi, zampillanti dalla fonte dell’anima, che riemerge libera dal coro di voci impertinenti, insulsi, talvolta insensati, che come fiumi in piena escono dal cinescopio. Quel monitor, che, muto mi guarda, vorrebbe dirmi qualcosa, ma non osa. Forse, penso, guarda il telecomando che ho in mano, da cui dipende la sua vita o la sua morte o forse vorrebbe dirmi di non usarlo, per prolungare il tempo di pensare, quell’attività umana alla quale ho stupidamente rinunziato per lasciare che altri lo facciano in mia vece. Il telecomando!  Ecco, il telecomando!  Non avevo pensato che usando quest’infernale aggeggio, non accendo o spengo la TV ma il mio cervello. 

giovedì 17 ottobre 2024

Il ruolo dei genitori nell'educazione dei figli.

 Il ruolo dei genitori nell’educazione dei figli.

Tutte le volte che si parla dell’educazione dei figli, il riferimento al ruolo dei genitori è in prima linea, col risultato che la riuscita di un figlio è attribuita all’educazione dei essi. Se nel passato questa convinzione era vera e ben radicata, lo stesso non po’ dirsi nell’era moderna contrassegnata dalla predominanza talvolta deleteria della tecnologia, che ha invaso la vita dei nostri figli, spesso privi delle poche nozioni che i genitori riescono a impartire, sopraffatti dai loro compiti e dalla sempre più rara presenza in casa, aggravata spesso dalla separazione. L’uso e l’abuso dei cellulari in mano ai minori ha sostituito l’insegnamento dei genitori, sempre più assenti e distratti, rendendoli schiavi di contenuti effimeri e diseducativi di una realtà che non esiste, ma propugnata. L’appello al consumismo, alla libertà individuale, sciolta da ogni dovere sono gli insegnamenti più frequenti impartiti dai social, creando nella mente dei giovani la certezza che tutto gli è dovuto, al di fuori dell’impegno personale, relegato a semplice optional. Esonerandoli da qualsiasi impegno e sacrificio, il social hanno costruito una gioventù fragile, che si frantuma alla prima contrarietà della vita. E i genitori? Sempre più assenti e distratti, non più protagonisti dell’educazione e dell’avvenire dei figli ma vittime essi stessi di un sistema che li ha travolti, privandoli della loro autorità. I genitori consapevoli del loro veno nei compiti d’assolvere,per sopperire a questa loro deficienza si sono trasformati, per senso di colpa, in bancomat  dei desideri dei propri figli,persino anche quando le risorse familiari non lo consento, attingendole dalle Finanziarie, sempre più presenti nei bilanci familiari. Non si dica, quindi, che i genitori siano responsabili dell’educazione dei figli, perché essi sono diventati una categoria astratta, con la sola prerogativa di generare e non di educare, espropriata quest’ultima dai social, vera perniciosa calamità dell’era moderna. 

mercoledì 16 ottobre 2024

Il significato della vita

 Il significato della vita.

La domanda più frequente, quasi ossessiva, che ci capita di fare è: cosa avviene dopo la morte? Una domanda che trova risposa solo nella fede, perché escludendo questa, si precipita nel baratro dell’ignoranza. Eppure c’è una domanda più interessante che non trova risposta, escludendo la solita fede ed è: qual è il significato della vita? Una domanda che ci riguarda da vicino, senza scomodare fede, libri sacri e lezioni di catechismo. La risposta, se c’è, non è facile. Tutto dipende dal destino, da quell’intreccio di coincidenze volute o no, per cui una persona nasce, vive e muore. Sarebbe bastato che uno dei genitori si fosse accoppiato con una diversa persona, perché il nascituro sarebbe stato diverso. Perché sono nato io, mi viene da chiedermi? E qui si ritorna nel mistero. Una volta nati, qual è il significato della vita? Potremmo rispondere a questa domanda, quando passano gli anni e si elabora tutto quello che è successo. Ma già tutto è accaduto nel bene e nel male. Qual è stato il nostro contributo? Siamo stati veramente noi i protagonisti della nostra vita? Mettendo da parte la teoria del libero arbitrio che è una profonda illusione, si finisce col concludere che noi non siamo padroni di nessuna singola azione. Ciò che apparentemente nasce e si sviluppa nella nostra mente è il prodotto di ciò che precede e s’intreccia con ciò che dovrà avvenire, spesso coadiuvato, diretto o fuorviato dalle circostanze che lo accompagna, che nel suo insieme prende il nome di destino, spesso non voluto, né cercato, ma subito. Siamo schiavi di tutto cià che ci circonda, per nulla liberi di capire ciò che effettivamente vogliamo. Il risultato non è il prodotto libero della nostra volontà, ma il frutto, talvolta amaro, delle circostanze o coincidenze che lo accompagnano. Né può essere diversamente se e quando la nostra vita s’intreccia con gli eventi esterni. In fondo siamo come le foglie di un albero, che staccatesi dal proprio ramo cadono a terra e sospinti dal vento (destino) si disperdono verso lidi inaspettati. E noi mortali? Semplici pedine di un destino ignoto, in cui a ciascuno, piaccia o no, capita di recitare un ruolo, che non ha scelto ma subito. Nessun libertà esiste fuori dalla gabbia in cui ci ha imprigionato la vita. 

martedì 8 ottobre 2024

"Ucchitti", Esemplare ' corriere' di un mestiere sscomparso

 “Ucchitti”.Esemplare ‘corriere’ di un mestiere scomparso.

Negli anniedel dopo guerra ,quando andare a Catania per commissioni o disbrigo di pratiche amministrative era una vera fatica ,ci si rivolgeva ai ‘corrieri’ , gli unici che risolvevano le incombenze assegnategli.  A Linguaglossa il mestiere di corriere era esercitato da tale Grasso che abitava nei pressi di Gesù e MARIA  e da “ ucchitti” così chiamato volgarmente,  per via di una forte miopia, che aveva l’abitudine di annotare sulla banconota dategli, come anticipo, il nome del committente e il compito da svolgere. A Catania per eseguire le incombenze si serviva di una bici, con la  quale faceva il giro  della città per portate a termine i compiti assegnatigli. L’esattezza,  come la cortesia e il garbo erano nel suo stile Il Grasso associava al compito di corriere ,l’agente di viaggio, preparando gli incartamenti per chi volesse andare all’estero,allora molto in voga. Faceva lo stesso mestiere di Agente anche il Rag. Sfilio, con esercizio in quella che oggi si chiama via Del teatro, angolo Via Roma. La necessità di affidarsi ai corrieri nasceva dalla  scarsità dei mezzi di trasporto, poche le macchine private e impervie le strade per raggiungere Catania. Un vuoto riempito dalle auto a noleggio, che facevano la spola tra Linguaglossa e Catania:: Barbagallo Nicodemo, Del Popolo, Settineri, che per pochi spiccioli trasportavano i clienti in città. Un’epoca in cui i corrieri svolgevano la loro preziosa opera, causa dalle limitazioni descritte, oggi del tutto scomparsa.”Ucchitti” fu l’interprete principale di tale mestiere figlio dei tempi, destinato, come tanti altri, a scomparire com l’evoluzione dei mezzi di trasporto e le migliorate condizioni sociali