venerdì 27 dicembre 2024

Storie vere - L'ultimo viaggio

 

Storie vere - L’ultimo viaggio.

Avevo conosciuto Franco negli anni dell’università. Figlio di magistrato frequentava la mia stessa facoltà: giurisprudenza. Non veniva a trovarmi spesso, ma quando avveniva, era sempre in compagnia di un mio cugino, amico di famiglia, iscritto in medicina. Sulla mia scrivania erano raccolti i libri delle materie che avevo superarto. Una in particolare attirò la curiosità di Franco: Istituzioni di diritto privato, il più difficile impegno per chi studiava giurisprudenza Lo ispezionò con cura, pagina per pagina. Quando finì di sfogliarlo, mi chiese se potessi prestaglielo. ‘Non credo che tu abbia difficoltà a comprartene uno nuovo’ gli dissi. ‘No !, mi rispose, ma sfogliandolo ho capito il tuo metodo di studio. Con una matita bicolore annoti le parti interessanti della materia e col rosso, quelle essenziali, comprese le annotazioni. Dovendo studiare il testo, per l’esame, mi è oltremodo comodo questo lavoro da te fatto, perché mi semplifica la fatica”. “ Se questo è il motivo, puoi prenderlo, con preghiera di restituzione”. A esame superato, mi restituì il libro (cosa piuttosto rara, perché mai un libro prestato fa ritorno al suo possessore), comunicandomi una sensazione che aveva ricavato il padre magistrato, quando lo vide studiare su un libro usato. ‘Chi si è preparato su questo testo ha ‘zappato’. Una metafora per indicare la meticolosa fatica affrontata. Per un lungo tempo non ho rivisto Franco, finché un giorno m’informò, con una gradita telefonata, che conseguita la laurea, aveva anche superarto l’esame d’ammissione in magistratura, con l’incarico di PM in Procura, pronto a trasferirsi, fra qualche giorno, a Roma, dove suo padre era stato promosso magistrato di cassazione. Dopo alcuni giorni, aprendo ‘La Sicilia’, leggo in prima pagina: ”Famiglia catanese si schianta alle porte della capitale. Morti il figlio, alla guida, e i genitori’. Una triste notizia, come tante, pensai, ma leggendo l’articolo mi accorsi che la famiglia catanese era quella riferita a Franco e ai suoi genitori. Profondamente scioccato e amaramente provato per quella crudele sorte, poggiai i gomiti sulla scrivania e con la testa tra le mani chiesi a Dio: perché? Non ebbi risposta. Nell’ambiente forense catanese, qualcuno spiegò l’evento, collegandolo alla “fortuna” che spesso presenta un conto salato. “La fortuna” ? pensai, “quella ch Dante definisce: “Ministra e duce”? Meglio non incontrarla, nel bene come nel male, mi augurai.

Nessun commento: