Le stradine da
sogno.
Ci sono a Linguaglossa stradine per
fortuna ancora non lambite dalla mano sacrilega dell’uomo. Hanno avuto il
privilegio di essere calpestate solo da uomini con le scarpe chiodate vestiti
di stracci e di donne con lo scialle sulle spalle. Par di sentire ancora i loro
passi pesanti e quelli di asini sbuffanti che gli facevamo compagnia. Poi sono
state inghiottite dal silenzio e dall’apatia. Le casette mezze dirupate che ne
fanno contorno, oggi sono dimore di piante rampicanti e i muri in nera pietra,
che le delimitano, sono capolavori della fatica, statue viventi di un tempo
remoto, orfani di quei viandanti, ormai fantasmi.
Non ci vorrebbe tanto per
recuperarle e farne un tesoro, un itinerario turistico. Si ricrei con un po’ di
fantasia il clima d’allora: un asino in mezzo alla via, in groppa un bambino
tra due pendenti fasci di legna, il contadino davanti e la moglie a seguire, in
testa la cesta, come tante donne dell’epoca. Una scultura in cartapesta, come
quella che si fa per carnevale, ben protetta, che ci riporti al passato. Né
più, né meno che uno scatto di una macchina da presa che immortali appena un
palpito di poesia. I turisti in quei posti andrebbero condotti per mano e
sapientemente informati sulle usanze e la vita di quei magici momenti che il tempo
ha fermato.
Numerose sono a Linguaglossa le
stradine di questo tipo e tutte una diversa storia da raccontare e con un
momento di vita da immortalare. Tra le tante , via Pio IX o l’incantevole Via
della Santa Spina nel quartiere più antico e suggestivo, al centro del paese a
due passi dalla Chiesa Madre, dove,in quest’ultima, in un certo periodo
dell’anno la stradina è coperta da un tappeto di arance, i frutti del sole, che
cadono dagli alberi che stanno a monte e nessuno coglie.
Un paese deve saper valorizzare ciò
che ha, perché è dalla naturalezza delle cose che scaturiscono le idee e non
dalle artificiosità che sanno di finzione.
Nessun commento:
Posta un commento