lunedì 22 maggio 2023

 

I tesori di Val Calanna

 

Un luogo incantevole della nostra Etna che va visitato

 

Quando vi giungi dal bivio per Monte Pomiciaro, percorrendo, tra castagni e pometi, la provinciale che da Zafferana conduce a Nicolosi, hai l’impressione di avere sprecato il viaggio. Dal piazzale che si apre sulla valle, una folta vegetazione di faggi t’impedisce di scorgere, come benda agli occhi, lo scenario che mai immagini.

Evita di roderti il fegato per la mancanza di servizi e per i cumuli di spazzatura che dribbli con i piedi, bestemmie d’umane greggi, lasciate lì a mutarsi in rifiuti di vergogna.

Facendoti spazio, tra contorti rami di faggio, raggiungi, non senza pericolo, una zona scoscesa che si apre sull’immenso: è Val Calanna. Un tempo rigogliosa gola profonda di verdi pascoli, di lievi e pure acque, oggi perennemente sepolta dall’ira del vulcano.

Dimentica il pericolo e la tristezza che il sito offeso ti offre e volgi lo sguardo in quella che fu una valle, dove la lava si è tuffata, rubandole persino il nome.

T’interroghi, stupito, cosa rappresenti quello che si stende sotto i tuoi piedi: se una cascata di nero basalto scolpita da una divinità, se un’onda gigantesca mummificata,  se la tomba d’impareggiabile flora sepolta, se “voglia” di nuova vita quegli sparsi cespugli di timida vegetazione che spuntano tra onde di lava contorta, se il resto di una valle in gramaglie che piange la sua creatura “uccisa” in grembo, se il fantasma di un’isola sommersa che qui affiora dalla roccia, se atolli in un mare di morte, se il sogno infranto di una lingua di fuoco che voleva tuffarsi in mare.

Forse solo lo specchio della tua anima, perché in quel nero mare immobile di lava vi scorgi quello che l’animo tuo ti suggerisce: il primo gradino dell’inferno, in un presagio di morte o la testimonianza di un miracolo naturale che il tempo ha fermato.

Se ci fosse una rotonda che si affaccia a sbalzo sulla valle d’incanto “venderei”, tanto il secondo, quella visione di magia. Non chiederei denaro, ma brandelli dell’anima di chi si affaccia, per immolarli alla natura che qui ha generato se stessa immortale. Un “tesoro visivo”, quel che resta della Val Calanna, abbandonato da noi uomini rimasti “primitivi”, come uno dei tanti   rifiuti,

ivi, non raccolti.

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