Il vento
Dopo una giornata ventosa.
Ora che il vento tace gli alberi si raccolgono in preghiera per piangere e ricordare le foglie cadute in guerra.
Disarmate
dalla morte e sepolte senza croce sotto un cumulo di terra, non più
grande di un pugno chiuso, nasceranno a nuova vita.
La
natura come l’uomo, ha il sangue nelle vene, la croce tra le braccia,
la faccia di dolore o di gioia, a seconda delle intemperie o di un
raggio di sole.
Dopo la tempesta vien la quiete.
Ora che il vento tace.
I
morti non si contano, i rami spezzati non hanno ospedali per le cure,
ma sangue sulla faccia e desiderio di morte, che l’uomo pietoso
raccoglierà per farne brace.
Ora il vento tace.
Gli alberi hanno finito di tremare e le foglie di temere.
Ora
che la natura ha placato la sua rabbia e il vento di fischiare , il
silenzio si spande tra le cime dei monti, tra le nuvole passeggere, tra
gli anfratti delle ombre.
S’ode
appena un flebile fiato, un desiderio di quiete,annunciato dagli
uccelli che ritornano a volare, dai fiori che tornano a profumare, dal
sorriso della pudica mimosa sensitiva, che si chiude a ogni gesto,che
non s’addica, come il vento che l’offende.
La natura è come l’uomo che geme o gioisce al variare degli eventi,che scrive pagine di poesia come un artista di teatro.
Anche
un filo d’erba o una pietra hanno una storia da raccontare dopo che il
vento li accarezzi o li faccia rovesciare. La natura non è mai muta, è
uno scrigno aperto da cui imparare ciò che l’uomo non conosce. La si
trova nel frangersi delle onde, nel frastuono di un tuono,nello scorrere
di un torrente, nell’ombra amica d’un ricurvo salice piangente, nel
fruscìo d’una foglia, nello scroscio della pioggia al mattino, nella
cavità d’una conchiglia,tra le nuvole, o tra i fili stesi ch portano la
luce o la voce: Ce l’abbiamo dentro l’anima a spazzare pensieri cattivi o
a issare bandiere d’amore,a ricordarci che il tempo è passato o a
spingerci verso un futuro che ci appartiene. Perché come dice San
Bernardo “ciò che ti dice un bosco non lo trovi in un libro”..
Il vento.
Un ricurvo salice
l’ascolta gemendo
tra i rami contorti
per il lungo dolore.
Gli fanno eco, cantando, altri alberi
che con la mano sul fianco
sembrano intrecciare
mute danze che sanno di pianto.
Cadute foglie ingiallite
volano nell’aria,
sembrano dolci speranze
del vento rapite.
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