domenica 14 maggio 2023

I profumi del mio paese, Linguaglossa.

Maggio, il mese dei profumi.

La sera il dolce profumo del fieno o dell’erba tranciata di fresco, come onda di mare, sommerge case, strade e palazzi.

Là, sulla collina, una minuscola luce appare: un solitario, luminoso puntino, che nell’oscurità della notte, segnala l’arrivo del pastore, intento, a quell’ora, a far bollire il suo pasto serale.

La luna, con i suoi ricami d’argento, accompagna il silenzio, che invade strade e quartieri con i lampioni che, ora, si svegliano dopo un lungo sonno diurno.

Col passare delle ore, il profumo di fieno si mescola ad altri: la nepetella, tanto cara ai gatti, o la lavanda, che ha il profumo dei miracoli, quando non è quello inebriante di zagara. che da sud-est s’inerpica lungo i tornanti per regalarci notti da sogno.

Per i più fortunati, che abitano nelle zone più alte, le fragranze talvolta si mescolano all’acre odore di sterco (che natura anch’essa è!), che un refolo di maestrale, dispettoso complice, ci porta da qualche sperduto, lontano ovile, dove l’ultimo pastore ha ‘deposto’ il suo gregge.

Una canna tiene a fior di labbra (il pastore), la sua zampogna, e un bastone a mò di croce sulle spalle, le braccia penzolanti da esso.

Così fa ritorno alla sua dimora, con ancora nelle orecchie lo scampanellio dell’ultima pecora, che si addormenta stanca, ma sazia.

E dalla zampogna par che escano, come suoni, i versi del Pascoli: “Udii tra il sonno le ciaramelle, ho udito un suono di ninne nanne.

Ci sono in cielo tutte le stelle, ci sono i lumi nelle capanne.”.

Questo è il mio paese, Linguaglossa, uno come tanti, ognuno con i suoi profumi, ma qui tutto è diverso.

I profumi germogliano come fiori: ora le odorose gialle ginestre; più tardi i languidi perigoni dei castagni in fiore, dall’aspro, intenso profumo, per poi mutarsi in dolci acheni, dal sapore di bosco; il prezioso odor di origano, soave e avvolgente; il ricercatissimo finocchietto selvatico o quello che più ti penetra nell’anima, oggi, come quando sei nato, il profumo della terra appena dissetata dall’inattesa pioggerellina estiva, con i suoi lievi effluvi, sbuffi dei nostri padri sepolti e altri ancora, che impastano l’aria di mille odori.

Tanti.

Che s’intrecciano con gli umori della ‘montagna’, quanti i colori dell’iride: mutevoli, cangianti, spaventosi, divertenti, irripetibili, sconvolgenti, sereni o travolgenti, come le genti che qui da sempre dimorano

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