I partiti si sgolano annunciando, in caso di vittoria, le più ampie liberalizzazioni nel campo delle iniziative economiche. Per comprendere il significato del termine “liberalizzazione” bisognerebbe entrare nella testa dei politici, perché non ostante i tanti proclami, le cose rimangono invariate e la confusione su questo tema è troppa. Le resistenze delle varie corporazioni, com’è ovvio, sono diverse, cosicché nessuno passa dalle parole ai fatti. Lo slogan più gettonato? Tutto ciò che non è vietato dalla legge è permesso. Il che è come dire: non fare nulla, perché nel Bel Paese anche se vuoi mettere una sedia davanti al tuo negozio devi essere munito di licenza. In questo nostro Pese è vietato persino lavorare. Esempio: i benzinai. Questa categoria è costretta, in taluni casi, a mantenere chiuso il proprio punto vendita addirittura tre giorni in una settimana. D’accordo che per un cristiano “ ricordati di santificare le feste” è un comandamento, ma tre giorni di riposo non li prescrive, a un paziente che sta in salute, nemmeno il medico. E poi si sa: il riposo genera spese, perché paradossalmente il tempo libero, che presso gli antichi romani era dedicato alle cure della casa, dell’orticello, oppure allo studio. oggi è impiegato per vagare in auto in cerca di una meta, qualunque essa sia, pur di evadere, ma in molti casi “ a rompere le palle” agli altri: fare incetta di castagne o di olive nei fondi altrui, sbirciare nelle case di campagna abbandonate alla ricerca dell’ultimo chiodo conficcato nel muro. Le uniche attività libere in questo nostro Paese sono quelle in nero o quelle dei cinesi che non osservano orari e giornate di chiusura. Personalmente una richiesta da fare l’avrei: liberalizzate almeno il lavoro, perché in primis questa “fatica” è medicina e poi si sa chi produce paga più tasse o si vuole vietare di osservare anche quest’obbligo? Possibile che occorre invidiare i cinesi che in questo nostro Paese sono liberi di fare ciò che vogliono nei loro esercizi? Per favore, rendeteci, almeno gli occhi a mandorla!
Pubblicata su La Sicilia il 05.11.2011. Saro Pafumi
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