giovedì 24 novembre 2011

Il terzo polo, una iattura

La peggiore iattura che è potuta capitare all’Italia è stata la nascita del terzo polo, ossia la rinascita della “democrazia cristiana” che s’inserisce come cuneo tra i due poli. Per dirla in termini “boccacceschi” si è formato il classico “triangolo” con il terzo polo che veste i panni “ dell’amante” alla ricerca del maggior “piacere” (interesse) che può ricavare dall’incontro con l’uno o con l’altro polo, pronto a tradire a seconda della propria convenienza. Questo fenomeno non è nuovo, perché faceva parte, come sistema, della prima repubblica, con partitini del due percento che segnavano la sorte dei vari governi. Questo sistema tipicamente italiano ha debuttato con la fuoruscita dell’area finiana dal PDL contribuendo a determinare la proliferazione di gruppi e gruppuscoli, figli degeneri di questo sistema. Un po’ come avviene nelle convivenze civili, assistiamo, pertanto, alle “famiglie allargate” in cui la coabitazione, figlia dell’incrocio altalenante del terzo polo, determinerà, com’è prevedibile, una cronaca instabilità nella vita politica del paese. Tra figli naturali, adottivi e spuri siamo già a quota 34, messaggeri di proposte e richieste che il neo presidente del Consiglio ha dovuto sorbirsi nelle sue consultazioni. Avevamo saluto la discesa in campo di Berlusconi, perché portatrice dell’alternanza, miseramente disgregata dalle forze centrifughe messe in campo dal terzo polo. Se il buon giorno si vede dal mattino, accantonata l’esperienza Monti, se ciò dovesse avvenire, si ripiomberà, com’è logico nel vecchio modo di fare politica. A questo punto se il governo Monti dovesse centrare i suoi obiettivi, non sarebbe il caso di continuare quest’esperienza? Del resto la democrazia, fondata sul consenso popolare, in Italia è continuamente disattesa, prova ne sia che a governi in carica non corrispondono quasi mai quelli eletti (la Regione Sicilia è d’esempio) e lo stesso deputato eletto ha il diritto di cambiare casacca a suo piacimento senza nessuna conseguenza negativa sul suo comportamento. Per dirla “alla Scalfaro: “ Non ci sto” a questo vecchio modo di fare politica, né mi costa rinunziare a questo surrogato di democrazia . A volte un padre adottivo (presidente nominato) può essere più utile di un padre naturale (presidente eletto), anche se con la democrazia il primo centri come i cavoli a merenda.
Pubblicata su La Sicilia il 24.11.2011 Saro Pafumi

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