Scomparso il pulpito nella chiesa Madre di Linguaglossa.
Mancava qualcosa in quella chiesa, dove avevo ricevuto il sacramento del battesimo. Anzi era un po’ casa mia, quella chiesa, perché la camera in cui ero nato si affacciava sulla Piazza della chiesa madre, a Linguaglossa, dirimpetto alla porta principale. Ritornarci al suo interno, dopo tanti anni, era come rinascere una seconda volta, La mia mente stentava a penetrare nei ricordi giovanili, come se qualcosa d’essenziale mancasse al suo interno. I quadri erano a lorio posto, come tutti gli arredi che la mia memoria riusciva a collocare nello spazio. Poi d’improvviso un vuoto all’altezza di una delle colonne centrali prese forma: il prezioso pulpito, da cui predicatori eccellenti avevano diffuso la voce di Dio, non c’era. Demolito da chissà quali mani sacrileghe. Affrettai i passi per uscite dal quel tempio profanato, ansioso di conoscere la storia e la causa di quell’evento sacrilego. Menti accorte che avevano vissuto e combattuto quell’evento distruttivo m’informarono, fornendomi preziosi particolari. Lo scempio si era da tempo consumato nell’indifferenza di tutti o forse, nel travaglio di pochi. A misfatto compiuto, c’è da chiedersi come possa concepirsi la demolizione di un manufatto che non è una semplice appendice di una colonna, ma una sicura opera d’arte e rappresenta il palpito vibrante di mille voci, che, nel tempo, hanno inseguito e/o penetrato la coscienza di un’infinta moltitudine di fedeli. Da parte di qualcuno si tenterà di giustificare l’atto nel vano tentativo di mettersi la coscienza a posto, ma ormai il dado è tratto e nessuno potrà restituire quel significativo manufatto da cui si affacciavano predicatori valorosi. La chiesa non è un luogo dove il parroco di turno costruisce o demolisce a suo piacimento. E’ la casa di Dio. A volte certi ecclesiastici, forniti di dignità capitolare, hanno bisogno di un tutor come si fa con gli alberi, per evitare che crescano storti o con gli uomini, per impedire azioni cattive. Quando non è troppo tardi, come nel caso del prezioso pulpito della Chiesa Madre di Linguaglossa divorato dall’insipienza umana e ormai lontano ricordo di pochi. Il prezzo della scelleratezza, purtroppo, non è un peso per chi la commette, ma un insulto per chi la subisce. Saro Pafumi
Nessun commento:
Posta un commento