Quelle foto color seppia
Facebook, più che un libro da sfogliare, è un circolo mediatico globale, dove incontrare persone sconosciute, amici con i quali scambiare ricordi, riflessioni, opinioni, battute che fanno da collante tra quanti accedono a questo servizio. A volte sul sito capita di trovare interessanti foto dei nostri paesini etnei, tra queste, le più pregevoli, quelle che raccontato vita, costumi e personaggi d’altri tempi. La nota curiosa della pubblicazione di queste foto è il dibattito che scaturisce attorno ad esse, all’interno del quale spicca in particolar modo la nostalgia di quanti, emigrati, apprezzano quelle foto come frammenti della loro anima lasciata lì a fiorire. Ricordi scoloriti, eppure presenti nella memoria di ognuno. La nostalgia che colpisce l’emigrato di fronte a queste foto è un rimpianto malinconico, spesso legato alla giovinezza o all’impossibilità di rivivere le emozioni legate al tempo trascorso. Per chi, invece, non ha vissuto “il martirio” dell’emigrazione, rimanendo nel proprio paese, con il quale ha condiviso le ferite inferte dal tempo, quelle foto color seppia esprimono sentimenti diversi: rabbia, frustrazione. delusione per come il proprio paese si è degradato, calpestando storia, tradizioni, usi, costumi che invece l’emigrato ha conservato intatti nella memoria. Due modi diversi di giudicare. Eppure, quelle foto color seppia siamo noi, deformati dallo specchio del tempo, immagini scolorite nelle quali ciascuno cerca invano se stesso come se il tempo trascorso non ci appartenesse. Saro Pafumi
Nessun commento:
Posta un commento