lunedì 5 marzo 2012
L'occasione fa gli uomini ladri
C’è un vecchio modo dire che recita: “L’occasione fa l’uomo ladro”. Nessuno nasce ladro, talvolta, senza volerlo, si diventa per le circostanze della vita, per bisogno, per l’ambiente in cui si cresce, per cattivo insegnamento e così via. L’occasione è la scintilla che fa scoccare l’istinto a rubare. Un comportamento individuale condannato dalla società, ma ancor prima dal settimo comandamento. Oggi questo vecchio modo di dire va aggiornato: “L’occasione fa gli uomini ladri”. Il singolare è diventato plurale Non è più la condotta singola, ma quella più in generale che deve essere giudicata, perché il fabbisogno di rubare si è come dire globalizzato. Non è assurdo pensare che forse l’istinto a rubare sia il vero peccato originale dell’uomo, perché esteso all’intero genere umano. Le modalità sono cambiate: dal furto di “un qualcosa” si è passati al furto di “qualsiasi cosa”. Anche qui il plurale è d’obbligo. Dal genere di consumo, ai servizi, dai tributi, ai canoni, alla stessa vita, persino il tempo è stato rubato (ai pensionandi, ai lavoratori in cassa integrazione, ai precari, ai disoccupati, ai creditori, alle vittime delle ingiustizie terrene ecc.), per non parlare del diritto a sperare soffocato da promesse non mantenute o vittima d’illusioni coltivate. Il peggio è che gli autori dei furti quotidiani non sono i disagiati, gli emarginati, i bisognosi. I malavitosi, ma società quotate in borsa, banche, assicurazioni, partiti politici, burocrati, c.d. “colletti bianchi” e via via salendo fino ai più alti gradini della vita sociale. Il furto elevato a sistema, dove l’autore è insieme complice e giudice di se stesso. La vittima? Un relitto che l’onda perfida del malcostume, della prepotenza, dello strapotere emargina, sospinge soffocato nel mare dell’indifferenza. Da questa disamina, perversa, realistica e impietosa esce quasi riabilitato il piccolo ladro, chi quotidianamente sottrae qualcosa per sopravvivere o per far quadrare i conti. Il furto un tempo “ artigianato”, è diventato Industria, Società per Azione, Capitale. Saro Pafumi Pubblicata su La Sicilia il 05.03.2012.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento