Mi chiedo cosa sarebbe dei nostri vecchi se non ci fossero le badanti straniere a prendersi cura di loro. Vedere questi vecchietti, da un lato appoggiati al bastone e dall’altro sorretti da avvenenti signore, incuriosisce, intristisce e insieme fa riflettere. Intristisce perché un’assistenza prezzolata non può mai sostituirne una fondata sull’affetto Le esigenze familiari connesse agli impegni lavorativi, la scarsa affettuosità in qualche caso, e non ultima una certa moda da contagio invalsa in questi ultimi tempi fa sì che le badanti si sono rese insostituibili. Oggi si preferisce delegare ad altri l’assistenza agli anziani, anziché ritenerla un obbligo personale o familiare. Un fenomeno reso possibile perché l’anziano ha una pensione che permette quest’assistenza “indiretta”. Oggi il costo di una badante, se messa in regola, si aggira, nel meridione, intorno a mille euro al mese. Questo costo, in un’economia familiare in regressione non è cosa da poco e il frutto di questo lavoro va a finire in massima parte all’estero. L’usanza fa riflettere, perché al di là dell’aspetto economico è quello psicologico che entra in gioco. L’assistenza delegata a elementi estranei alla famiglia, per lingua, mentalità e tradizioni mentre priva il vecchio del suo patrimonio culturale, impedendogli quel dialogo con gli altri che lo rende vivo e palpitante di ricordi, priva i familiari, figli e nipoti dell’esperienza e saggezza che la vecchiaia trascina con se. Questo tipo di assistenza costituisce un impoverimento affettivo e un imbarbarimento dei costumi, oltre a costituire un regalo alla morte, qual’ è ogni attimo sottratto alla compagnia dei propri genitori. Purtroppo come diceva Terenzio “ Senectus ipsa morbus” e come tale un peso da evitare o delegare ad altri. Ma a quale prezzo? Un vecchio curato da una badante è come un bambino adottato che da adulto scopre che i suoi genitori naturali sono altri. Un trauma che da giovane si può metabolizzare, ma da vecchio si porta nella tomba. Ecco perché in molti vecchi così assistiti è visibile la tristezza nei loro occhi. Qualcosa si è spenta per sempre nella loro anima: la gioia di specchiarsi nel viso dei propri figli e nipoti, ossia l’espropriazione del diritto di amare. Saro Pafumi
Pubblicata su La Sicilia 08.03.2012
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