Le recenti statistiche annoverano l’Italia tra i Paesi col più alto indice di giocatori d’azzardo. Le ragioni di tanto accanimento, forse, sono da ricercare nella disperazione che attanaglia gli individui che cercano nel gioco quello che non hanno dalla vita: lavoro, fortuna e benessere. Così, nell’illusoria speranza di far quadrare i conti, ciascuno sperpera quel poco che ha di proprio e quando questo non basta, ricorre ai familiari: moglie, mariti, genitori. Lo Stato ha capito questa debolezza umana e in nome di una sua morale laica, anziché combattere questi istinti irrazionali, li favorisce solo ed esclusivamente per far cassa, se è vero che questi giochi costituiscono il 3,7 del Pil. L’ha capito per primo il Ministro delle Finanze che agevola le società che si occupano di giochi, a condizione, com’è ovvio, che abbiano sede in Italia, dove si pagano le tasse. Poiché gli Italiani sono sensibili alla Dea bendata, alla quale non disdegnano di consegnare il portafogli, ecco che prolifica in ogni dove tutta una serie d’iniziative a sfruttare questa debolezza italica: concorsi a premi, raccolta punti, risposte a domande e mille altre quotidiane insidie tutte rivolte a raggranellare quei pochi spiccioli che sono rimasti in tasca agli italiani. Poiché questa sfrenata corsa al “borseggio” non accenna a diminuire, anzi col tempo e con le nuove tecnologie è destinata ad aumentare, forse sarebbe il caso che il Ministero delle Finanze introducesse un concorso a premi per chi paga le tasse. E’ risaputo, infatti, che il contribuente è riluttante a farsi carico di pagare le tasse, anzi quando può ne fa volentieri a meno. Basterebbe sorteggiare tra i tanti contribuenti che puntualmente pagano le tasse un premio in denaro o il rimborso di quanto dovuto e il miracolo di vedere diminuire l’evasione fiscale sarà un gioco. Un jackpot settimanale che vedrà incollati milioni d’Italia alla Tv, come avviene con l’estrazione del lotto alle Otto. Se il contribuente non vince, ci riproverà la prossima settimana a costo d’inventarsi una tassa da pagare. Statene certi.
Pubblicata su La Sicilia il 13.05.2011 Saro Pafumi
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