lunedì 16 maggio 2011
Le cantilene dei vecchi carrettieri
Quando nel dopoguerra le auto non raggiungevano la diffusione di oggi, il trasporto delle merci avveniva con i carri e di notte era frequente ascoltare per le polverose, solitarie strade le cantilene dei carrettieri che si accompagnavano allo zoccolio dei cavalli. Io che a Linguaglossa abitavo nella piazza principale del paese ascoltavo volentieri da bambino le cantilene dei carrettieri di passaggio. Un canto, prima lontano e lieve che aumentava di tono all’avvicinarsi, fino a mescolarsi con lo zoccolare del cavallo e lo sferragliare cadenzato del carro, per poi dissolversi in lontananza, fino a spegnersi nella tristezza della notte. Spesso mi alzavo per vedere nell’oscurità della notte il carro che giungeva, appena rischiarato dalla fioca luce di un’oscillante lampada a petrolio e porgevo attento il mio orecchio per afferrare quei pochi versi che mi tingevano il cuore di mestizia. “ Tira cavaddu miu, tira e camina/. L’ura è tarda e la strada è luntana/. Lu suli mi cuddau arreri ‘na spina/’ ‘ndu straduni di la nostra chiana/. Ci curpa cu sunau l’Avimmaria/, ca ancora menzannotti è/. Lu scrusciu di la rota e la catina/ cumpagni sunu di sta vuci paisana”/. Quando nella lontananza la cantilena lentamente si spegneva e la luce della lampada diventava una tremante fiammella, quel canto trascinava seco la mia anima sul carro di quel “disgraziato” che della notte era compagno, mentre anch’io ripetevo tra le calde e comode lenzuola del mio letto: “ Tira cavaddu miu, tira e camina…..” Poi mi scioglievo nel sonno, ma quel canto struggente e lamentoso, accompagnato talvolta dallo sbuffare iroso del cavallo, continuava a riempire l’oscurità di altre strade fino all’alba, quando il sonno del carrettiere, stemperato dal canto, faceva largo ad altra fatica giornaliera.
Pubblicata su La Sicilia il 17.05.2011 Saro Pafumi
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