Nell’anno duemilaundici mi chiedo come sia possibile la permanenza della monarchia in alcuni stati europei, con particolare riferimento a quello anglosassone che, tra i tanti, gode di privilegi fuori d’ogni logica contemporanea, per nulla scalfiti dal concetto d’uguaglianza introdotto dalla Rivoluzione francese. Si può obiettare che la monarchia inglese rappresenta il simbolo d’unita nazionale, come avviene da noi per l’elezione del Presidente della Repubblica che, se anche non è pura espressione della volontà popolare, almeno ha i crismi di democraticità nella rappresentanza parlamentare. Ma le differenze sono molte e sostanziali a cominciare dal diritto di discendenza e assegnazione dei titoli nobiliari che in Inghilterra nulla hanno di democratico, prescindendo persino dai meriti personali. Questa riflessione nasce dalla notizia che la Regina d’Inghilterra dopo le nozze nominerà William e Kate duca e duchessa di Cambridge che rappresenta il titolo più alto della nobiltà inglese e poi, come se ciò non bastasse sempre la Regina nominerà Villiam Conte di Stratheeam e Barone di Carrickferguse e Kate contessa di Stratheam e Baronessa di Carrickfergus. Poteri al cui cospetto impallidisce quello riconosciuto al nostro Presidente della Repubblica di nominare Cavalieri e Commentatori che in Inghilterra non potrebbero ambire neanche a ricoprire ruoli di maggiordomo a Casa reale. Ora, immaginiamo, in un simile contesto, la possibilità di nominare Carlo e Camilla, re e regina d’Inghilterra o Vittorio Emanuele quarto Re d’Italia, se da noi ci fosse stata la monarchia. I primi potrebbero ambire, al massimo a fare i rappresentanti di Tampax e il secondo a gestire una sala per slot machine. Ecco perché mi viene spontaneo pronunziare l’augurio: ” Dio salvi la Regina (e le monarchie) dal vilipendio del concetto d’uguaglianza”.
Pubblicata su La Sicilia il 03.05.2011
Saro Pafumi
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