Mio padre, buonanima, segretario politico e podestà a Linguaglossa al tempo del defunto periodo fascista, dopo l’occupazione alleata, subì, su iniziativa degli inglesi, quattro mesi e mezzo di campo di concentramento in quel di Priolo. Liberato, fece ritorno a casa con l’obbligo di presentarsi presso la caserma dei carabinieri con assiduità settimanale.
Per ricordarsi d’osservare l’obbligo impostogli, affisse nella camera da letto un grande cartello con su scritto: MERCOLEDI”, il giorno in cui settimanalmente doveva presentarsi al cospetto delle forse dell’ordine. Io, piccolino, non capivo il significato di quel cartello, né mi fu mai spiegarlo, salvo a scoprirlo all’età della ragione.
Sono del parere che certi cartelli o messaggi vadano tenuti ben presenti nella memoria di ciascuno di noi, perché leggendoli giornalmente aiutano a capire la realtà che viviamo o i pericoli che corriamo. Del resto le strade sono piene zeppe di cartelli stradali, messi lì per ricordarci certi obblighi da osservare.
Perché questa premessa? Perché sarebbe il caso che a noi italiani fosse ricordato in ogni momento della nostra esistenza il debito pubblico che è il più alto o quasi dell’intero pianeta ( 1.850.00 miliardi d’euro che moltiplicato per duemila risulta intraducibile in lire), destinato ad aumentare di 150.000 euro al minuto.
Ben vengano quindi cortei, cartelloni, manifestazioni, rivendicazioni, con il proposito di strappare nuovi stanziamenti a favore delle categorie che protestano, ma sarebbe giudizioso ed opportuno ricordarci del debito pubblico che essendo di tutti i cittadini, finisce curiosamente con l’essere di nessuno. E qui sta l’illusione. L’Italia di fatto è ristretta in un virtuale campo di concentramento, osservata a vista dalla comunità europea, con l’obbligo di presentarsi periodicamente per rispondere della propria economia. Come faceva mio padre ogni mercoledì, per rispondere della sua condotta. Da piccoli certe cose non si capiscono, ma all’età della ragione è necessario spiegarcelo?
Pubblicato su La Sicilia il 06/12/2010 Saro Pafumi
1 commento:
Ho conosciuto quella straordinaria figura di tuo padre. Come dici ha pagato il prezzo politico della sua fede e dei suoi comportamenti. Ma oggi chi deve pagare il dissesto economico del nostro Paese? Nessuno, perché viviamo nell'epoca della impunità in tutti i settori politici sia passati che presenti: dal capo del governo a oltre cento tra deputati e senatori
inquisiti o addirittura condannati in prima istanza. Nella storia del mondo chi politicamente ha sbagliato prima o poi ha pagato. Oggi mon paga nessuno. Paga nel senso economico tutto il popolo.
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