A quanti non capita d’indignarsi apprendendo quanto guadagna un calciatore, un conduttore televisivo, un politico, un dirigente d’azienda, specie se quest’ultimo non scala il potere per meriti personali, ma spesso per favori politici. A chi obietta l’esosità di queste “remunerazioni” ( termine improprio) si risponde che è la legge del mercato che impone queste regole. Come se certe regole fossero i dieci comandamenti perenni ed immutabili. La nostra protesta a fronte di certe evidenti esagerazioni, si pensi alla pensione elargita ai deputati, dopo appena una legislatura, rimane un’espressione di volontà priva di qualsiasi effetto pratico e perciò del tutto sterile.
Sarebbe il caso invece che all’indignazione seguissero comportamenti univoci e concludenti, come per esempio non esprimere il voto, mirato ad un cambiamento di costume o non frequentare gli stadi finché gli ingaggi non siano riportati dentro l’alveo della normalità o cambiare canale se quel tale conduttore percepisce indennità sproporzionate al lavoro prestato. Ciascuno di noi è in grado di fare queste modeste riflessioni e comportarsi secondo quanto la propria coscienza gli suggerisce o il grado di disgusto lo coinvolge. Avviene, invece, che le nostre riflessioni rimangono sterili, le nostre proteste individuali o collettive non seguite da comportamenti concludenti e le infami e scandalose “remunerazioni”continuano ad essere corrisposte, nonostante qualsiasi individuale o generale disgusto. Il mondo cambia se c’è la volontà di farlo cambiare, perché in questi casi le soluzioni non sono demandate alla scienza, ma alla coscienza. Tutti ne possediamo una, basta sollecitarla e le soluzioni sono a portata di mano. Alla fine d’ogni anno faremmo bene a tracciare un bilancio dei nostri comportamenti, così come fanno le aziende, e adeguarli alle nostre convinzioni.
Pubblicato su La Sicilia il 27/12/2010
Saro Pafumi
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