Le ricorrenze civili in Italia si sprecano: ne ho contate una sessantina, più di una a settimana. Corpi militari, rappresentanze civili hanno la loro giornata della memoria. C’è persino la festa delle Unità N.B.C. che ricorre il primo luglio che nessuno sa cosa sia.
Tra le tante celebrazioni ricordate manca forse la più esenziale, quella a favore delle vittime. Vittime del lavoro, della strada, della malasanità, dell’incuria, della sopraffazione dell’ingiustizia, della malvagità umana. Se si dovesse celebrare la giornata delle vittime forse non basterebbe un’intera settimana. Tante, troppe le vittime da commemorare.
In Italia il Partito radicale ha costituito il movimento: “ Nessuno tocchi Caino” che ha per scopo la moratoria sulla pena di morte e, si spera, la sua soppressione. Iniziativa lodevole, perché a nessuno, nemmeno allo Stato può essere riconosciuto il diritto di.
“ ammazzare”.
C’è un particolare: nessuno si ricorda d’Abele.
Una creatura innocente che incarna le vittime di tutte le ingiustizie. “ Salviamo Abele” deve essere la condanna di tutte le ingiustizie che si consumano quotidianamente: nei luoghi di lavoro, nelle strade, nelle case, nelle aule di giustizia, dovunque la sopraffazione , l’imperizia l’ignavia, la superficialità, l’egoismo si consumano nell’indifferenza generale.
Il primo fratricidio della storia si consuma con l’uccisione d’Abele, ma si perpetua con la risposta data a Dio che gli chiedeva notizie del fratello: “ Sono forse il custode di mio fratello?”. In questa risposta perfida c’è l’anticipazione dell’insensibilità umana e la premessa d’ogni male, perché neanche il fratello è considerato il proprio “prossimo”. Se salvassimo Abele o solo se ci provassimo sarebbe il migliore augurio per l’anno nuovo.
Pubblicato su La Sicilia il 30.12.2010
Saro Pafumi
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