Siamo messi proprio male. La crisi è globale e lo scoramento generale. Un tempo quando si parlava di crisi, si pensava all’economia. al lavoro, alla sicurezza. Oggi a pagarne le spese è la politica, la morale e la stessa Chiesa. Un esempio. A Linguaglossa ci sono ben otto chiese e solamente due parroci. Avviene che nello stesso giorno, per circostanze casuali si sommano molte funzioni religiose: matrimoni, funerali, battesi, anniversari. Come si possa gestire questo ben Di Dio con soli due preti è uno di quei miracoli che non trova spiegazione. Le prospettive non sono rosee, perché con la crisi del settore ecclesiastico a tutti i livelli, trovare qualcuno che indossi l’abito religioso è un’impresa. Né, d'altronde, i matrimoni e i funerali sono cerimonie che si possono accorpare per ragioni di risparmio temporale. Anzi tra una cerimonia e l’altra è bene che trascorra un certo tempo, se non altro per ragioni scaramantiche. Forse sarebbe il caso che anche la Chiesa in quest’epoca globalizzata e di crisi esistenziale, consorziasse le proprie strutture, aprendo al contributo delle chiese vicine, in modo da unire le forze e svolgere i propri compiti all’insegna della collaborazione. Una specie di “ serrare le file”, anziché muoversi a ranghi separati come avveniva fino a qualche tempo addietro. Il fedele, in definitiva non è altro che un utente speciale o per usare un termine prosaico, “un consumatore”, di servizi, poco importa se si chiamino funzioni religiose o altrimenti.
La celerità, l’organizzazione, l’efficienza, la tempestività sono requisiti molto richiesti in quest’epoca in cui “il risparmio del tempo” è un’esigenza sentita e generale. Se in certi casi le crisi esistenziali si sviluppano e si moltiplicano avviene anche per il disagio che c’è in ogni manifestazione della vita quotidiana, dal benessere fisico a quello dell’anima.
Pubblicato il 01/08/2010 Saro Pafumi
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