Giorni addietro mi è toccato di cogliere lo sfogo di un lavoratore extracomunitario che dopo avere vissuto per diversi anni nell’ombra, data la sua condizione di lavoratore irregolare, aveva finalmente coronato il suo sogno: ottenere l’agognato soggiorno. Dirlo gongolante di gioia è dir poco, perchè un tizio che è costretto a nascondersi alla vista delle forze dell’ordine o a darsi a gambe levate davanti agli ispettori del lavoro non è una condizione da invidiare. Euforico oltre misura per la nuova, acquisita condizione sociale aveva deciso di regolarizzare la sua esistenza con la richiesta della carta d’identità e la residenza che lo avrebbero parificato se non del tutto, almeno in parte al cittadino italiano.
Per un individuo che da fantasma si tramuta in essere umano in carne ed ossa il passaggio non è facile e, ancor di più, indolore. In questo nostro paese, si sa, per cambiare una virgola occorre seguire un complicato, interminabile percorso burocratico, figuriamoci per tramutare uno spettro in un individuo.
“ Ha il codice fiscale?”, “Dove abita?”, “Ha un contratto d’affitto?”, “ E’ regolarmente registrato?” “ E’ in regola con la tassa sui rifiuti soliti urbani?” “ Chi è il suo datore di lavoro?” “ E’ regolarmente retribuito?”, “Gli sono stati versati i contributi?” Una serie di domande che l’extracomunitario non s’aspettava, convinto che il permesso di soggiorno fosse da ritenersi “ all inclusive”. Aveva più semplicemente fatto male i conti.
Non si cambia, con tanta leggerezza, una condizione d’assoluto privilegio qual è quella dell’apparente inesistenza con una condizione anagrafica foriera più di doveri che di diritti, Ciò lo sa molto bene l’italiano medio che mette in atto ogni espediente pur di rimanere “ignoto”agli occhi dello Stato L’evasore, il lavoratore in nero… altri non sono che cittadini diventati “extracomunitari” per scelta, ben consapevoli che perdere la propria “identità” equivale a rendersi “invisibili”, fantasmi appunto con tutti i privilegi legati alla condizione. Com’è strano questo nostro mondo. C’è chi fatica una vita pur di conseguire la residenza, la cittadinanza, una posizione regolare e rispettabile e c’è chi farebbe a meno di questi riconoscimenti o “convenzioni sociali” consapevole che “i fantasmi” non sono anime dannate che perennemente vagano senza riposo, ma individui veri che godono i privilegi dei vivi che l’astuzia ha reso invisibili, o se volete “extracomunitari irregolari, per scelta”.
Pubblicato su La Sicilia il 29.08.2010
. Saro Pafumi
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