“Lettera a me stesso”. Un
tradizionale del lunedì.
Quando
il lunedì s’inizia la giornata, sfogliando La Sicilia, è un piacere leggere “Lettera
a me stesso” di E. Trantino, una tradizione, come mangiare pesce il venerdì. E’
forte il desiderio d’immergersi in una buona lettura, fatta di forma elegante e
raffinata, in una società che ha abdicato alla sua lingua madre, ma anche di contenuto,
perché sprona a pensare: un’attività sempre più rara, sopraffatta dalla
quotidiana superficialità. Trovare, su quest’angolo di rara cultura, una nota
che mi riguarda, non è cosa di tutti i giorni. E’ come un temporale estivo e
inaspettato, che sprigiona i vapori delle strade polverose e apre i polmoni
all’odore intenso della terra, come le parole a me dedicate dall’autore, che
hanno il profumo della stima e della sincerità. Una sensazione rara a
percepirsi in questo mondo popolato, per dirla con l’Autore, da “ portatori,
gialli per itterizia dello spirito, che si eccitano come fortunati profeti
delle sventure altrui”. Leggere la rubrica “Lettera a me stesso” non è solo il
piacere culturale del lunedì, ma una tradizione, per imparare a sapere scrivere,
riflettere e pesare, perché questa è la missione che si prefigge l’Autore: cercare
negli altri, attraverso la metafora di una lettera a se stesso, le risposte
alla solitudine in cui è sprofondato il mondo di oggi, senza futuro, privo di solidarietà
e di valori. Pubblicata su La Sicilia oggi 26.03.2024.
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