domenica 1 settembre 2013
I dieci comandamenti per chi reca in un ufficio
I Dieci comandamenti per chi si reca in un ufficio
Primo: Fai uso di camomilla per affrontare con calma e serenità il travaglio che ti attende.
Secondo: usa la gentilezza nel rivolgerti all’impiegato: “ Scusi se la disturbo e la distolgo dai suoi onerosi impegni, ma ho una domanda da rivolgerle (segue quesito).
Terzo: essere brevi e concisi perché solo per il pubblico impiegato il tempo è denaro.
Quarto: abbassare ripetutamente il capo , in silenzio, per ogni documento richiesto.
Quinto: non chiedere mai se l’elenco sia completo, perché lo saprai, dopo le tante volte che ti sarai recato presso lo stesso impiegato, aggiungendo o intercalando nuovi documenti.
Sesto: confidare nella fortuna, perché se l’impiegato con cui hai trattato la pratica è assente, sostituito o trasferito, devi, come nel gioco dell’oca, iniziare tutto d’accapo.
Settimo: non chiedere mai il tempo che ci vorrà per l’espletamento della pratica. L’impiegato, in questo caso allargherà le braccia che, bada, non è segno di sconforto, ma un indicatore senza tempo.
Ottavo: annota i giorni e le ore di ricevimento, perché ogni ufficio ha la sua tabella di marcia, salvo s’intende riunioni sindacali, blocchi telematici, ponti, assenze per malattia, quali: starnuti, naso che cola, mal di schiena, raucedine, stress post-festivo …..
Nono: evitare i mesi di luglio e agosto, che nei calendari del pubblico impiego, sono soppressi e non recarsi negli uffici pubblici prima o dopo il periodo feriale e nei giorni che precedono o seguono le festività natalizie e pasquali, perché in tali periodi si discutono i bilanci preventivi o consuntivi delle ferie appena trascorse o da trascorrere.
Decimo: non gongolare in caso di esito positivo della pratica. Hai appena attraversato la soglia dell’inferno.
Saro Pafumi
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