Se le parole talvolta sono violenza, quelle pronunziate dai politici, alla vigilia di ogni tornata elettorale, sono stupri alla nostra intelligenza. Le promesse fioccano, ma anziché avere il tocco lieve della parola sincera, hanno la maschera torbida dell’inganno. I politici, com’è costume di ogni impostore, indossano le vesti dei benefattori pronti ad aiutare le persone, dimenticando che un momento prima le avevano spogliate, tartassate, derubate. Non c’è colore o collocazione politica che si sottragga all’istinto della bugia, perché la menzogna per il politico è come il viatico amministrato ai bisognosi , quali talvolta inconsapevolmente sono gli elettori. Memento civis elector al momento del voto, perché la libertà di scegliere se è un semplice tratto di matita sulla scheda, talvolta può tramutarsi in un cappio al collo. La sottile arte del travestimento ha origine antiche, legata essenzialmente al mondo della rappresentazione, oggi sfrontata prerogativa dei politici Diffida, elettore, dalle facili, tardive, strumentali promesse, perché agli spergiuri le parole escono dalla bocca prima che se ne avvedano e l’impostura gli va avanti e la spregiudicatezza a lato.Pubblicata su La Sicilia 08.01.2013. Saro Pafumi
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