Nella manovra finanziaria testé approvata si prevede per il pagamento dell’ICI sulla prima casa una detrazione di 50 euro per ogni figlio a carico, anche se maggiorenne, purché non superiore a ventisei anni. Qualcuno dovrebbe mettere sotto il naso del Prof. Monti le sentenze della Cassazione che impongono a carico dei genitori il mantenimento, senza alcun limite temporale, dei figli maggiorenni non economicamente autosufficienti o privi “incolpevolmente” dei mezzi di sussistenza. A “mandare i bamboccioni fuori di casa” ci aveva provato senza risultato Padoa Schioppa. Ora ci riprova il prof. Monti che escludendo dalle detrazioni dell’Ici i figli maggiorenni di età superiore a ventisei anni, pare voglia ripetere l’infelice frase usata dal suo predecessore. A tutto ciò si mette di traverso la Cassazione, la quale statuendo l’obbligo di mantenere i figli maggiorenni “incolpevolmente” disoccupati, si spinge a statuire che “nella ricerca del lavoro il giovane deve ispirarsi alle proprie aspirazioni, al percorso scolastico universitario e post universitario, alla specializzazione, al mercato del lavoro, con particolare riguardo al settore nel quale il soggetto abbia indirizzato la propria formazione”. Il che, detto i termini brutali, significa che se mio figlio, per esempio, ha deciso di fare il medico, potrebbe rifiutarsi di fare il capo infermiere al Gemelli, con la conseguenza che me lo ritrovo a carico sine die. Un principio giuridico quello della Cassazione scollegato dalla realtà del mondo del lavoro. In casi come quello testé ipotizzato, non avulso dalla realtà, ai genitori farebbe comodo la detrazione di cinquanta euro, risparmierebbero, in quest’epoca largamente informatizzata, almeno una ricarica telefonica da regalare al figlio “incolpevole”.
Pubblicata su La Sicilia il 18.12.2011. Saro Pafumi.
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