martedì 21 giugno 2011

Non manca il lavoro, mancano le scrivanie

“Manca il lavoro!” Una frase ricorrente, ossessiva che si sente ripetere giornalmente Forse sarebbe più esatto dire: mancano le scrivanie, quei tavoli dietro i quali ciascuno sogna di accomodarsi. Oggi il lavoro non è più concepito come “fatica”, ma più semplicemente come occupazione. C’è migliore occupazione di stare seduto dietro una scrivania? Il lavoro manuale? Roba da barbari. Provate a cercare un idraulico, un falegname, un fabbro, un calzolaio, un operario agricolo, quello che una volta si chiamava “ giornaliero di campagna”. Se dopo avere sudato sette camice, trovate qualcuno che appartiene a queste categorie, fatevi il doppio segno della croce, per almeno tre motivi: siete fortunati se il giorno convenuto si presenterà all’appuntamento; chiedete anticipatamente quant’è “ lo scomodo”. per non dovere ricorrere agli usurai; documentatevi sulle capacità professionale per non essere costretti a riparare i danni subiti e, consentitemi un consiglio fraterno: non azzardatevi a chiedere la fattura per le prestazioni eseguite. Farete la figura di un extraterrestre e sarete considerato “nell’ambiente di lavoro” un appestato da evitare. A Napoli, dove ho vissuto per molto tempo, ho conosciuto il Presidente dei Disoccupati Organizzati, un valido pittore (imbianchino) alla cui corte lavorativa si era ammessi dopo una prenotazione di tre mesi, che diventavano quattro o cinque se intervallate dal periodo feriale al quale “il Presidente” con famiglia a seguito non poteva rinunziare per la modica spesa di tre milioni al mese nella bella Ischia. Manca il lavoro? Mancano le scrivanie! Mi diceva un vecchio artigiano, un artista d’altri tempi: “Oggi per vivere bene non c’è bisogno di conoscere il mestiere, basta avere un martello in mano e una tasca piena di chiodi. Un “ratteddu” lo rimedi giornalmente e con esso ci puoi campare con “la coscia a cavallo”. Se tornassi giovane, con i tempi che corrono, non andrei più “ o mastru”, farei u rattiddaru”. Chi è il “rattiddaru”? Un lavoratore tuttofare, camaleontico, invisibile ricercatissimo e naturalmente ….”ghosh” per il fisco, la migliore “assicurazione” per andare avanti.
Pubblicata su La Sicilia il 21.06.2011. Saro Pafumi

Nessun commento: