Fateci caso. Tutte le volte che viene alla luce una corruzione, chi ci trovi come protagonisti? Coloro che hanno stipendi d’oro al punto che vivendo come comuni mortali, non saprebbero nemmeno come spenderli. Sembra che l’ingordigia sia la loro personale caratteristica. Il paradosso è che questi avidi, indegni paperoni una volta scoperti e condannati non rischiano quasi nulla: qualche anno di carcere, per lo più trascorso agli arresti domiciliari e naturalmente, aspetto alquanto scandaloso, una pensione d’oro. Poiché tra i tanti reati che si commettono in Italia quello che riguarda la corruzione è uno dei più indegni in quanto a paternità e conseguenze, logica vorrebbe che nei confronti di costoro si applicassero le stesse regole dei mafiosi: la confisca dei beni e ovviamente, per essere generosi, l’elargizione della pensione sociale. Perché non è applicata per analogia la normativa sui mafiosi? La risposta potrebbe essere ovvia quanto scontata: tra i corrotti spesso ci sono i politici. Avete mai visto o trovato persone disposte a legiferare contro se stessi? E allora, persistendo questa ingloriosa indulgenza ed ambiguità legislativa, sarebbe opportuno per equità proporre che chi è scoperto a rubare un pacco di biscotti o un reggiseno in un supermercato sia nominato “campione di parsimonia”. Naturalmente con adeguamento automatico della pensione.
Pubblicato su La Sicilia il 08/06/2011. Saro Pafumi
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