Linguaglossa ha avuto da sempre con i suoi figli migliori ( Messina, Calì, Incorpora, quest’ultimo calabrese di nascita ma linguaglossese d’adozione) un rapporto alquanto travagliato. La vicenda Messina è forse la più rappresentativa, perché di quest’Artista Linguaglossa può vantare solo di avergli dato i natali. Della sua immensa produzione artistica Linguaglossa non possiede nulla. Lo stesso lodevole tentativo di dedicargli un museo è rimasto un pio desiderio e nell’immobile restaurato e destinato allo scopo aleggia solo il fantasma di F. Messina. Meglio di niente per chi crede negli spiriti.
Santo Calì’, linguaglossese verace, prematuramente scomparso, un poeta, un letterato che tutti c’invidiano, ha lasciato molte opere, ma molte di queste restano in attesa di pubblicazione, dimenticate da una società svogliata e miope che la cultura considera un peso di cui disfarsi. Messina e Calì restano in ogni modo affratellati dal destino di essere ricordati dalla solita lapide di travertino che ne onora la memoria.
Questa la misera dote che Linguaglossa ha riservato a questi suoi due nobili figli. Né Messina né Calì necessitano certo di essere sponsorizzati dal luogo natio, il primo avendo varcato i confini del mondo, il secondo universalmente apprezzato da chi della cultura fa il proprio mestiere. Ma resta in ogni modo la cicatrice che Linguaglossa ha inferto a questi suoi due figli.
Incorpora, da poco passato a miglior vita, ha lasciato un’infinità d’opere, esposte in vari musei o presso collezioni private. La maggior parte è gelosamente custodita dai figli che con sapienti iniziative di recente è generosamente portata a conoscenza del grande pubblico.
Certo sarebbe auspicabile che almeno di quest’Artista Linguaglossa conservasse la memoria, non solo con una piazza intestata a suo nome, ma concretamente con un museo che eternasse lo spirito della sua arte. Poiché si dice: “Non c’è due senza tre”, non vorremmo che anche quest’Artista, che molta parte della sua vita ha dedicato a Linguaglossa, alle sue chiese, alle sue strade, ci fosse “scippato” da chi con felice intuito e lungimiranza se ne potrebbe appropriare. Essere superstiziosi ci mette al riparo da una simile evenienza, anche se confidiamo nella promessa dei figli di regalare a Linguaglossa “il museo Incorpora”.
Dove mi auguro potrebbero convivere in felice armonia qualche opera di Messina “raccattata” qua e là ( perchè no anche in copia, come avviene in altri musei), le opere “tutte” di Santo Calì, e naturalmente le molte opere del Maestro Incorpora che Linguaglossa sente come già proprie ( eredi permettendo).
Un sogno, una speranza, una promessa? Molto dipende dai personaggi, pubblici e privati che si cimenteranno in questa scommessa che Linguaglossa non può perdere.
Pubblicato su La Sicilia 05.01.2011
Saro Pafumi
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