domenica 30 gennaio 2011

LA TV OGGI

Il nostro è un Paese nel quale è difficile riconoscersi. Non c’è settore della vita sociale che non abbia toccato il fondo, dall’economia alla morale, dalla politica alla religione, come se un virus invisibile e letale abbia colpito l’intero tessuto sociale. Forse anche in altre epoche storiche, più o meno remote, si è assistito ad un simile degrado, mai come nell’attuale momento storico. Oggi l’informazione è capillare, i mezzi tecnologici hanno forato le pareti domestiche e ciò che succede nella parte più recondita del mondo è portata a conoscenza con la velocità della luce, giacché la voce, le immagini e i suoni corrono via cavo o attraverso l’etere. Figuriamoci i fatti che avvengono a casa nostra: è come se accadessero tra le mura domestiche. Un martellamento mediatico continuo, persistente che stordisce, deprime, scoraggia anche chi è votato all’ottimismo. Gli avvenimenti sono descritti senza pudore o infingimenti, martellanti, ripetitivi, ossessivi, conditi di particolari macabri, con la crudezza con cui sono stati consumati. L’immagine sostituisce la notizia, l’intervista si trasforma in testimonianza, il processo, in spettacolo. Una recita corale, in cui i protagonisti, spogliandosi dei propri panni vestono quelli degli attori per interpretare una tragedia nazionale che non è finzione ma, purtroppo, realtà.
Il giudice si trasforma in carnefice, il politico in corrotto o di più, il religioso da apostolo a fedifrago. Ciascuno di questi protagonisti-attori scarrucola disinvoltamente dai propri ambiti, senza che ci sia un contrappeso che lo riporti nel suo alveo naturale. Un impazzimento sociale e generazionale che disgrega valori, certezze, affetti e contribuisce a creare quel caos in cui ciascuno perde la propria identità per rifugiarsi in quel mondo virtuale tanto caro ai giovani. E’ il momento in cui l’individualismo si affaccia nella nostra anima, l’egoismo guida le nostre azioni, la sfiducia sconfina nella rassegnazione e talvolta nella disperazione. Chi si appella alla normalità è ”vox clamans in deserto”, che nessuno ode. La Tv. non è più un contenitore di notizie, ma dispensatrice del marcio che ci circonda perchè intrisa essa del pessimismo che dilaga. Le notizie senza garbo e stile, gettati in faccia all’utente come sputi velenosi, annebbiandone pensieri e speranze.
In queste condizioni e con queste premesse, affermare che Il futuro non esiste non è un semplice concetto filosofico, ma lo stato d’animo che vivono migliaia di giovani intossicati dal crudo realismo di cui è intrisa la società tutta, che la Tv. contribuisce, ahimé, a rovesciare senza pudore. Forse per salvarci da questo tsunami che ci travolge non ci resta che guardare i cartoni animati.
Pubblicata su La Sicilia il 31.01.2011
Saro Pafumi

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