Ho avuto il piacere di visitare la mostra dei presepi di Salvatore Incorpora magistralmente incastonati nella mistica cornice della chiesa di San Francesco Borgia in Via Crociferi. Una piacevole passeggiata tra arte e spiritualità, dove navate, portici e presepi si fondono dando al visitatore la sensazione di sentirsi esso steso pastore tra i tanti scolpiti e colorati dall’Artista. Ogni tentativo di descrivere ciò che l’Artista regala al pubblico fa parte del corredo d’emozioni che ciascuno vive, ammirando le miriadi di personaggi che fanno da cornice a Gesù Bambino o rimanendo affascinato dalle innumerevoli soluzioni originali: pietre, custodie lignee, conchiglie dentro le quali i presepi sono pensati.
C’è una particolare emozione che ho colto leggendo sui vari manifesti murali, sapientemente spiegati qua e là per ricordare la vita virtuosa dell’Artista tra arte, tragedie vissute e quotidianità: il costante riferimento a Linguaglossa che lo ha accolto e fatto figlio della sua terra.
L’accostamento generoso e ripetuto del nome dell’Artista alla “sua” Linguaglossa, vista quest’ultima come motivo ed alimento della sua arte, aggiunge nel visitatore, che ne condivide l’appartenenza, una particolare emozione. Una volta tanto Linguaglossa, grazie all’arte di un suo figlio, riesce a varcare i confini ristretti della sua assonnata provincialità, per immergersi in un’area ben più vasta e sconfinata, quale l’arte riesce a dare.
Un paesino, Linguaglossa, che preso per mano dal Maestro Incorpora esce una volta tanto dall’ombra del suo anonimato.
Ciò che talvolta non sanno o possono dare al proprio paese i figli ivi nati. lo regalano quelli adottati nella cui schiera s’annovera il Maestro Incorpora. Di questo miracolo del destino Linguaglossa è o dovrebbe essere grata.
Pubblicato su La Sicilia il 12.01.2011 Saro Pafumi
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