venerdì 1 ottobre 2010
LA SOLITA PIZZA. CHE BARBA, CHE NOIA
Oggi trovare un lavoro è come fare tredici o vincere al superenalotto e così la fantasia galoppa alla ricerca di un’attività autonoma che possa assicurare un minimo di sostentamento economico. Le occasioni non sono molte e semplici e di solito abbastanza costose, perché l’apertura di un negozio comporta impegno, spese, competenza, ma soprattutto rischi, tanti rischi. In queste condizioni una delle attività più gettonate è l’apertura di una pizzeria e quasi sempre chi si avventura in quest’attività spesso lo fa senza avere le necessarie competenze, partendo dal presupposto che preparare una pizza è la cosa più semplice di questo mondo. Si pensa: che professionalità ci vuole ad impastare un po’ d’acqua e farina, condirla con pomodoro, mozzarella o qualche altro ben di Dio ed infornarla? Con queste premesse è pressoché impossibile gustare una vera pizza. Basta andare in giro e le delusioni si colgono a piene mani.
Non me ne vogliano i vari pizzicagnoli disseminati nella nostra isola, ma il paragone con quella ”doc”, “ la famosa Margherita, mady in Napoli, non ha confronti. La preparazione della pizza è un’arte tutta partenopea, in primo luogo per gli ingredienti che mancano del tutto dalle nostre parti: mozzarella di bufala, pomodoro san marzano, la stessa acqua ( famosa quella del Serino molto diffusa nel napoletano, caratterizzata da poco calcio), la temperatura del forno, la giusta lievitazione e per finire quella rara maestria che solo a Napoli è possibile trovare.
E dire che siamo veri maestri nel confezionare arancini, “crispeddi” e scacciata, quella per intenderci imbottita con tuma e acciughe.
In Sicilia con tutto questo ben di Dio, che altrove c’invidiano, ci ostiniamo a consumare “la solita pizza” che con gli ingredienti con i quali a volte è condita è più verosimilmente un vero pastrocchio che può raggiungere le 800 calorie. Se poi qualcuno, a notte fonda, è costretto a bivaccare perché la lievitazione della pizza avviene nella pancia chi lo va a dire al pizzicagnolo improvvisato che la giusta lievitazione sta alla base di un’ottima pizza?
Ma la “pizzamania” imperversa e con essa i vari modi di dire come “andiamoci a fare una pizza” la frase più gettonata dai giovani, ai quali mi verrebbe da chiedere: “ma voi la vera pizza la conoscete davvero?”
Pubblicato su La Sicilia il 01.10.2010
. Saro Pafumi
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