Ci sono due modi per divertirsi: rimanere incolonnati per due ore ai caselli stradali, com’è avvenuto domenica 17 corrente verso le ore 13 al casello di Giarre, in entrata ed uscita, per andare a vedere le ottobrate, le castagnate, e via discorrendo confondendosi fra la folla e pestandosi i piedi l’un l’altro, con la prospettiva di pranzare alle ore piccole per la delizia degli adulti e dei bambini o scegliere mete più serene dove potere respirare aria pulita, pace e tranquillità e magari gustando un buon piatto di specialità a prezzo contenuto, servizio compreso. La folla, si sa, non è mai foriera di servizi adeguati e la confusione quasi mai genera prodotti di qualità. Eppure quasi tutti ci strappiamo i capelli e facciamo follie pur di raggiungere mete turistiche che alla prova dei fatti lasciano il tempo che trovano.
Il turismo è fatto di persone che si muovono da un capo all’altro, ma quando tutti quanti ci muoviamo nello stesso momento e in direzione delle stesse mete il divertimento non è assicurato.
Forse il buon senso suggerirebbe di andare contro corrente, ma quanti siamo disposti a rinunziare al tam- tam del richiamo turistico? Le occasioni di divertimento non sono molte e quando sono annunziate non si vede l’ora di esserne coinvolti, salvo, poi, ad imprecare che la fila d’auto si muove a passo d’uomo. Importante è raggiungere la meta, costi, quel che costi. magari facendo ritorno a casa senza poterla raggiungere. L’importante non è arrivare ma partecipare alla follia collettiva, come in una specie di carosello in cui il divertimento non consiste nel godere stando fermo ma muovendosi a passo di tartaruga non importa se a bordo di un auto dalla quale, a volte è persino impossibile scendere.
Pubblicato su La Sicilia il 21/10/2010
Saro Pafumi
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