Lo dico a La Sicilia
Diciamolo senza ipocrisie: la TV, è diventata un problema. Mi riferisco alle cronache giudiziarie che, mi si consenta il termine, sono diventate un’indecenza.
Capisco che esiste il telecomando, per cui se l’utente non vuole essere “ informato”, basta un clic e si passa oltre, ma quando tutte le emittenti sono contemporaneamente sintonizzate sullo stesso argomento non restano che i cartoni animati. Si parla tanto di diritto di cronaca. Che diritto di cronaca è assediare giorno e notte la casa di chi sta vivendo un trauma familiare come il caso Sarah Scazzi insegna? Oggi i processi non si celebrano nelle aule giudiziarie, ma in piazza, in Tv. con centinaia di collegamenti, domande, inchieste, prove, dibattiti, consulenze, previsioni, sentenze. Tanto vale abolire il processo penale, così come oggi è formulato, introdurre il voto popolare, come si fa al festival di San Remo e affidarsi “alla piazza” dove i protagonisti sono le vittime e i loro veri o presunti carnefici, le forze di polizia, i giornalisti assieme all’accozzaglia di consulenti e sapientoni che collaborano con loro e i giudici, il popolo. Una specie di Corte d’Assise pubblica dove la legge è amministrata “in nome del popolo” che è quello che si legge nelle aule giudiziarie. La verità è che la TV. come un animale famelico, si compiace dei casi criminosi, anzi ci guazza o meglio ci sguazza, gode, si compiace, perché è il suo pasto preferito. Eserciti di cameraman, d’inviati speciali sono sguinzagliati in ogni dove, persino sui lastrici solari pur di accaparrarsi una diretta televisiva. In queste condizioni la morbosità popolare cresce, i curiosi fanno carosello, il turismo macabro fa capolino e le TV straniere si nutrono anch’esse del truce spettacolo. In questi servizi televisivi abbondano le interviste idiote, come di chi chiede alla madre se ritiene che la figlia sia colpevole o ai genitori della vittima cosa sentono intimamente per la morte della figlia. C’è da rimanere allibiti che tutto questo bailamme possa definirsi informazione o diritto di cronaca. Si rimane stupefatti, altresì, di certe diagnosi di psicologia comportamentale come di chi vuol leggere la colpevolezza del responsabile a seconda se muove la spalla destra o quella sinistra, se si tocca i capelli o fa una smorfia che equivale ad una confessione. Ho timore che si sia arrivati ad un punto di non ritorno. Le prospettive non rose rosee Restiamo solo in attesa di toccare il fondo, ma temo che sia stato superato.
Pubblicato su La Sicilia il 23.10.2010
Saro Pafumi
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