Siamo entrati nell’era glaciale dei sentimenti. Pubblicata su La Sicilia 06.01.2025
Quando si parla di freddo, si pensa subito alla temperatura dell’ambiente, che si contrappone al caldo rovente dell’estate. C’è un’altra definizione di freddo, quella che riguarda il comportamento distaccato e talvolta glaciale delle persone e della società in generale. Uno stato d’animo d’angoscia e distaccato, nemmeno tanto nascosto, che sta diventando una vera malattia sociale, riducendo i rapporti umani, già ridotti a lumicino, e aprendo la via all’anaffettività, che affonda le radici nel vissuto dell’individuo, incapace di accogliere critiche, esperienze dolorose, difficoltà lavorative, instabilità affettiva, sia familiare sia amicale I primi sintomi erano evidenti già alla fine degli anni ottanta, con le tecnologie che avevano invaso il vivere civile. Con l’avvento del covid questa ‘patologia’ sociale ha subito una progressiva accelerazione. E’ avvenuto, nei sentimenti umani, ciò che metaforicamente può definirsi un testacoda, perdendo l’aderenza con la realtà, che fino allora regolava i rapporti sociali. Siamo prigionieri dei social, ai quali abbiamo consegnato corpo e mente e come una spugna assorbiamo tutte le amenità e minchionerie che ci propinano. Una nuova stagione glaciale, la più triste e subdola, che stavolta invade l’animo umano. Come se mancasse il sole che ci riscalda e la notte fosse una nera cupa oscurità senza stelle. Uscirne non è facile, anzi si prevede un impoverimento progressivo dei sentimenti, quel pessimismo cosmico tanto caro a Leopardi, che, come presago, aveva anticipato tanto tempo fa.
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