Il
vischio. Un ramo augurale.
Tra
le tante cose che ci ricordano la festa di capodanno, c’è il vischio, che per
noi che abitiamo ai piedi dell’Etna rappresenta una pianta familiare e
augurale. Una pianta parassita, perché senza l’albero padre non attecchisce e
muore. Curioso è come nasce e si diffonde. Gli uccelli sono ghiotti delle sue
bacche e da noi lo stornello è un vero cacciatore di questa pianta. Avviene,
però, che le bacche per la loro vischiosità (da qui il nome di vischio),
inghiottite, non siano facilmente digerite, per cui una volta defecate
rimangono appiccicate all’orifizio terminale dell’intestino. Per disfarsene, il
tordo (o altro uccello) stropiccia la parte posteriore del corpo sul tronco
dell’albero, di solito, sull’Etna il pino laricio, cosicché il seme contenuto
dentro la bacca, rimane affisso al tronco da cui germoglia fino a formare quel
rametto che chiamiamo vischio. La pianta che attecchisce nei boschi è protetta,
ma è ugualmente raccolta di frodo e venduta come pianta augurale. Sono molte le
piante sacre che nel periodo delle festività natalizie
decorano le case di tutto il Mondo: l’Agrifoglio, l’Abete,
il pungitopo, la stella di Natale, ma il vischio le sovrasta tutte.
Scrive Plinio il Vecchio. “ Il vischio (che
guarisce tutto) nasce sulle piante
come inviato dal cielo, un segno che l’albero è stato scelto dalla divinità
stessa. Peraltro è molto raro a trovarsi e quando è scoperto si raccoglie con
grande devozione: innanzitutto al sesto giorno della luna e questo perché in
tal giorno la luna ha già abbastanza forza. Il sacerdote, vestito di bianco,
sale sull’albero, taglia il vischio con un falcetto d’oro e lo raccoglie in un
panno bianco. Poi immolano le vittime, pregando il dio affinché renda il dono
(il vischio) propizio a coloro ai quali lo hanno destinato”. Un
bell’augurio per il Nuovo Anno.
Nessun commento:
Posta un commento