giovedì 22 febbraio 2024

Linguaglossa,una cornice senza quadro.

 

Linguaglossa, una cornice senza quadro.

Linguaglossa sta vivendo un periodo di stasi. Appare, non per colpa di qualcuno, come una città reclusa, dove tutto è immobile. A voler parodiare uno dei tanti film Western, che la TP. ci propina, sembra una città, che precede una sparatoria o una rapina. Le strade si mostrano soleggiate e deserte, qualche refolo di vento trascina nuvole di polvere, una lanterna dondola sopra un negozio, col suo monotono, struggente cigolare e tutt’intorno silenzio, un silenzio d’attesa, in cui a dondolare è la vita tutta del paese.  Così appare Linguaglossa, feriale o festiva, alle undici di un qualunque mattino. Sembra non un paese piacevolmente pianeggiante, qual è, ma un piano inclinato adagiato su una slavina, che sta precipitando a valle. I rari personaggi che si vedono sembrano comparse, finte persone, impegnate in finte attività. Un set cinematografico, in cui reali sono solo le strade, le case e il silenzio che lo avvolge. In questo scenario di poche ombre mi travesto da viandante e per le vie del paese mi trascino muto e silenzioso con la mia chitarra, cantando con Erica Mou “ Ieri ho sognato che mi baciavi e mi stringevi. Camminavamo, c’era il sole. Linguaglossa era vuota, muta come noi….” Dietro la sua facciata triste si nasconde un paese apparentemente normale, un fiume che, senz’ acqua, scorre, mi abbraccia e scompare, mi trascina sopra la tua carretta d’amore. Un paese che, nonostante tutto, non finisco d’amare.

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