Tutte le volte che capita di vedere le promozioni pubblicitarie alla TV, nella quasi totalità dei casi esse sono affidate a personaggi famosi: attori, presentatori, calciatori, cantanti, in buona sostanza a un personaggio famoso che già guadagna di suo, al quale va aggiunta la promozione pubblicitaria: una concentrazione di ricchezza nelle mani dei soliti noti. La ratio della scelta di personaggi famosi, come testimonials di pubblicità, scaturisce presumibilmente dal presupposto che se la promozione, per esempio, di un materasso o di un caffè è affidata a un nome noto, il consumatore sarebbe più disponibile ad acquistare, attratto dalla forza persuasiva del personaggio. Ti ritrovi pertanto, come potenziale consumatore, a doverti “ sciroppare” un George Clooney che in un noto spot televisivo si limita a dire: “ Immagina, ( pausa) , puoi!". Uno sforzo recitativo, remunerato, chissà, con quanti euro. O ti ritrovi ad assistere a una nota serie televisiva, con cadenza quotidiana, che, nell’intervallo tra una recita e l’altra la stessa presentatrice ti vuole convincere ad acquistare lo stesso materasso sul quale Ella poggia le sue gentili chiappe. Personalmente nell’assistere a questi e altri spot ho un conato di rigetto, che, malauguratamente per i promotori della pubblicità, coinvolge anche il prodotto reclamizzato. Non sarebbe più democratico e meno plagiario affidare tali pubblicità a personaggi sconosciuti, magari appartenenti a organismi caritatevoli che operano nel campo della solidarietà? Utopia, ingenuità, negazione del carisma della pubblicità? Forse. Creare nel nostro modo di essere degli anticorpi contro queste iniquità è un modo di difendere se stessi e gli altri. Il problema è capirlo.
Pubblicata su La Sicilia il 16.12.12. Saro Pafumi
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